Pierluigi Diaco non ha potuto salutare i suoi telespettatori al termine della stagione di Io e Te. Colpa del mancato esito del tampone di una persona dello staff e che avrebbe altrimenti messo a rischio l’intero cast. Diaco ha espresso tutta la sua amarezza in una intervista a Leggo.it, pur dicendosi consapevole che ciò sarebbe potuto capitare. “Nessuno è immune da questo virus”, ha commentato, prima di rivolgere il suo pensiero alla collega positiva al Coronavirus. Prima dello stop forzato però, la trasmissione di Rai1 ha potuto gioire per i numeri più che positivi registrati in termini di ascolti: “Il pubblico è cresciuto di settimana in settimana”, ha confermato Diaco. Eppure la Rai ha deciso di fare a meno del conduttore nonostante il successo che ha portato alla rete. “Ho stima di Stefano Coletta, abbiamo avuto un incontro qualche giorno fa cordiale e proficuo. Non giudico un direttore dal fatto che mi faccia lavorare o meno. Non credo che la Rai mi debba qualcosa”, ha commentato Diaco che ha svelato di aver già presentato una proposta per il prossimo anno: “Non mi piace fare la vittima. Sono attraversato da un sentimento di gratitudine”. Pierluigi ha quindi smentito le voci di presunto risentimento riservato verso la tv di Stato: “Le scelte dei direttori sono insindacabili. Avevo un impegno con la Rai che scadeva il 4 settembre, non si è mai parlato di andare oltre questo tempo con ‘Io e Te’. Non nascondo che mi sarebbe piaciuto tornare alla collocazione della seconda serata del sabato: qualora avessero voluto, ne sarei stato felice”, ha confidato.



PIERLUIGI DIACO E GLI ATTACCHI SUBITI SUI SOCIAL

Eppure, durante la messa in onda di Io e Te, Pierluigi Diaco è stato criticato ampiamente e bollato come troppo aggressivo. Lui però rispetto a questi attacchi commenta a Leggo.it: “Penso che ci sia una dittatura culturale che radio e televisioni subiscono, con una sudditanza che mi colpisce. I media tradizionali sono molto più importanti di twitter. L’agenda degli argomenti non la possono dettare i social: dovrebbero farlo i media tradizionali, con argomenti che poi magari i social discutono. Preferisco i sapori del mondo dell’era analogica”. Rispetto agli attacchi ricevuti via social non sa dire con certezza se dietro ci fosse o meno una regia: “Due mesi fa sono uscito dai social e non ho più visto nulla. Non mi interessa neanche troppo leggere di me stesso. Posso leggere una critica di un giornalista o di un telespettatore che mi scrive, ma non perdo certo tempo con quello che scrivono sui social dove ci sono troppe semplificazioni e troppa superficialità”, ha aggiunto. A ferirlo è però la “cattiva fede” che trapela proprio dai social che definisce “un circolino che non rappresenta affatto il tasso di umanità che attraversa i cittadini. L’era digitale ha imbarbarito l’essere umano”, dice, puntando il dito contro la pigrizia di “alcuni colleghi che montano pezzi basandosi su una manciata di tweet che circolano in rete”. Ma alla domanda su quando lo rivedremo ancora in tv, Diaco chiosa: “Non lo so”.

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