Il caso della “loggia Ungheria” si ingrossa sempre più giungendo a più filoni contemporaneamente, dal Csm all’ex Ilva fino addirittura alla Presidente del Senato Maria Alberta Casellati. Oggi sul “Domani” vengono riportate diverse intercettazioni contenute nell’ordinanza di arresto dell’avvocato affarista, come quella in cui magistrato Carlo Maria Capristo avrebbe parlato dalla senatrice di Forza Italia come «una grande donna» che si è sempre battuta per lui.
Secondo la Procura di Roma la Casellati sarebbe stata “usata” dall’amico Paradiso (il poliziotto che è stato negli staff al Viminale con Salvini e con la stessa Presidente del Senato) e dallo stesso Amara, ma è ferma e netta la replica giunta ieri dalla Presidenza di Palazzo Madama, smentendo di aver mai favorito la nomina di Capristo all’epoca in cui ricopriva importante ruolo al Csm: «Capristo venne nominato a Taranto all’unanimità. Ma Paradiso non ha mai interloquito con me», avrebbe detto – secondo il Domani – nell’interrogatorio di Casellati al pm di Roma Paolo Ielo. Per il quotidiano fondato da De Benedetti, la senatrice di Forza Italia avrebbe però comunque tentato di “piazzare” il magistrato per conto di Amara: la ricostruzione cozza con la linea di Casellati che smentisce anche solo di aver mai incontrato l’avvocato arrestato ieri. «C’è un filone nuovo su Amara, alcuni soggetti hanno cercato di favorire la carriera nella magistratura di Capristo», spiega Emiliano Fittipaldi oggi a “Omnibus” su La7. Uno dei presunti protagonisti sarebbe addirittura Luca Lotti, l’ex “uomo ombra” in Parlamento di Matteo Renzi negli anni d’oro del “cerchio magico” fiorentino. (agg. di Niccolò Magnani)
L’ARRESTO DI PIERO AMARA
L’avvocato Piero Amara è stato arrestato, obbligo di dimora a Bari per l’ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo. Queste le nuove misure cautelari notificate dai magistrati di Potenza tramite la Guardia di Finanza nell’ambito di un filone dell’inchiesta di Potenza che riguarda pure l’ex Ilva di Taranto. Tra i fatti contestati presunti favori legati appunto all’ex Ilva che risalirebbero al periodo in cui Capristo era procuratore a Taranto, mentre Amara era consulente legale dell’azienda siderurgica quando questa era in amministrazione straordinaria. Quest’ultimo è anche al centro dell’inchiesta della Procura di Milano in merito al “falso complotto Eni”. Proprio ai magistrati lombardi rilasciò dichiarazioni in merito alla presunta loggia Ungheria. Invece Capristo nel maggio dell’anno scorso è stato arrestato (per poi tornare libero ad agosto) nell’ambito di un’altra inchiesta della Procura di Potenza per la quale è a processo per tentata concussione, falso in atto pubblico e truffa aggravata.
“FAVORI PER EX ILVA E PRESSIONI SU CSM”
L’ipotesi di reato contestata a Carlo Maria Capristo, che è stato anche procuratore a Trani, è di corruzione in atti giudiziari. Oltre all’avvocato Piero Amara, in questo filone dell’inchiesta risultano indagati anche l’avvocato Giacomo Ragno, che è ora ai domiciliari, e il poliziotto Filippo Paradiso, per il quale invece è stato disposto il carcere. Per quanto riguarda Piero Amara, negli atti è scritto, come riportato dal Corriere della Sera, che è stato «soggetto attivo della corruzione in atti giudiziari sia a Trani che a Taranto». Capristo, che in quelle due città è stato procuratore, ha «venduto stabilmente ad Amara la sua funzione giudiziaria». Invece il poliziotto arrestato avrebbe svolto la funzione «intermediario presso il Capristo per conto e nell’interesse di Piero Amara». In questo modo, Capristo aveva favori per la sua carriera. Nel 2016, infatti, sarebbe rimasto privo di incarichi direttivi, visto che doveva concludere il suo incarico a Trani. Ma secondo la procura, Amara e Paradiso avrebbero fatto pressione sui membri del Csm e/o soggetti in grado di influire su questi ultimi.