Piero Angela, giornalista scientifico e storico conduttore televisivo della Rai, ha voluto condividere con i lettori de “La Repubblica” il suo personale ricordo di Sergio Zavoli, “collega” ed ex senatore morto a Roma all’età di 96 anni nella serata di martedì 4 agosto 2020. Sulle colonne dell’edizione odierna del quotidiano, Angela sottolinea che Zavoli “fin da giovanissimo aveva un passo diverso dagli altri. Non raccontava i fatti, ma quello che c’era dietro: le persone, i sentimenti, le passioni, le paure, le viltà. Raccontava la vita, in tutte le sue sfaccettature. Veniva anche lui dalla cronaca, ma virò quasi subito verso il documentario, che gli permetteva non solo di scavare a fondo, ma anche di inventare nuovi linguaggi. Sergio fu un formidabile innovatore“. D’altro canto, entrava in luoghi in cui nessuno aveva osato entrare prima, come i monasteri di clausura o i manicomi, facendo sentire suoni e vedere immagini a cui nessuno aveva mai avuto accesso. “Ricordo ancora il suo servizio sul terremoto in Belice, nel gennaio del 1968 – dichiara Angela -: un equilibrio esemplare tra la qualità del testo, delle immagini e dei silenzi”.
PIERO ANGELA: “DENTRO DI ME HO UN GRANDE RIMPIANTO”
Il divulgatore scientifico Piero Angela ha poi illustrato a “La Repubblica” il suo rapporto con Zavoli: “Da giovani ci frequentavamo anche fuori dagli studi della Rai. Poi ci siamo persi di vista, anche perché io sono stato a lungo all’estero, ma tra noi era rimasto un filo mai interrotto, come succede tra vecchi compagni di scuola che hanno condiviso una stagione pionieristica”. A livello caratteriale, invece, Sergio Zavoli non si lasciava mai andare e, nonostante l’origine romagnola, era molto riservato. “Più espansiva la prima moglie, Rosalba, con cui ha diviso larga parte della sua vita”, osserva Angela, prima di rivelare ciò che avverte nel suo cuore: “Ho il rimpianto di non averlo più visto. Negli ultimi tempi sentivo il desiderio di ritrovarlo, di passare del tempo con lui, come tra persone che hanno finito il percorso e cercano di riflettere sul senso di quello che hanno fatto. Ora questo incontro mancato mi pesa molto”.