Piero Badaloni, storico mezzobusto della Rai, si è raccontato nella giornata di oggi, giovedì 20 maggio 2021, di fronte alle telecamere de “L’Ora Solare”, trasmissione di Tv 2000 condotta da Paola Saluzzi. Il noto giornalista ha rilasciato un’intervista a tutto tondo, parlando del suo grande amore per il giornalismo, che nacque ai tempi del liceo, quando aprì una piccola rivista in compagnia di alcuni amici appassionati anch’essi d’informazione, e della sua esperienza nel mondo scout, che gli ha insegnato a imparare ad accettare e condividere “le diversità e il valore della solidarietà, che in questi tempi non è facile da riscontrare”.



Peraltro, lo scoutismo ha insegnato a Badaloni il rispetto per gli spettatori, in quanto “non tutti capiscono se parli in politichese o in sportivese. Serve un linguaggio chiaro, semplice, comprensibile e questo significa rispettare il pubblico televisivo”. Eppure, gli esordi nell’universo giornalistico non furono altisonanti: entrò in Rai nel 1971 come redattore delle rubriche religiose, ma la vera svolta giunse il giorno in cui nacque il suo primo figlio. Era il 21 maggio 1972 e arrivò in redazione il capo dei servizi culturali della Rai, dicendo che un folle aveva semidistrutto la Pietà del Michelangelo e che aveva deciso di seguirne da vicino il restauro, documentandolo passo dopo passo. A un certo punto chiese: “Qualcuno è disposto a venire con me, anche solo per comprare i panini alla troupe?”. Badaloni fu l’unico ad alzare la mano e da quel momento la sua carriera decollò.



PIERO BADALONI: “L’ATTENTATO AL PAPA E IL TERREMOTO IN IRPINIA”

Grazie a quella proposta accettata, Piero Badaloni si ritrovò in breve tempo alla conduzione del Tg1 e del Tg2, vinse il premio per il miglior cronista dell’anno, assegnato dall’Unione nazionale cronisti italiani, e raccontò nel 1980 il terremoto in Irpinia: “C’erano ancora tante persone, tanti bambini che lottavano per sopravvivere sotto le macerie. Quante volte ho avuto voglia di buttare via il microfono e dare una mano a coloro che stavano scavando!”. Badaloni, peraltro, si ritrovò anche a dovere raccontare in diretta l’attentato a Papa Giovanni Paolo II, verificatosi il 13 maggio 1981: a “L’Ora Solare”, il giornalista ha raccontato che aveva appena abbandonato la redazione, in quanto era finito il suo turno. Accese la radio e prese coscienza dell’accaduto: in dieci minuti tornò sul posto di lavoro e i suoi superiori gli fecero tenere la diretta del telegiornale in edizione straordinaria sino al notiziario delle 20. “Io in mano non avevo niente, se non la notizia dell’attentato. Sull’attentatore, nessuna certezza. Le voci su chi aveva sparato erano le più assurde. Mi salvò Alberto Michelini, che riuscì a creare un collegamento con il Policlinico Gemelli, dove il Papa era ricoverato. Poi arrivò la notizia di Ali Agca, ma i primi minuti furono davvero il vuoto. Una sensazione simile l’ho provata soltanto nella tragedia di Vermicino”.



PIERO BADALONI: 50 ANNI D’AMORE CON MARIA NOVELLA

Piero Badaloni fu anche impegnato in politica per un quinquennio, rivestendo l’incarico di presidente della Giunta regionale del Lazio nel 1995 e, nel 1996, di presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Dopodiché, tornò al giornalismo e fece l’inviato da tutta Europa, anche da Madrid. A proposito di questa esperienza, il giornalista a “L’Ora Solare” ha promosso il suo libro “Quando il passato non passa – Il franchismo che resiste in Spagna”, nel quale viene descritta nei minimi particolari la tragedia che ha colpito la popolazione iberica e i bambini spagnoli durante la dittatura di Franco. “Il franchismo è la dittatura che è durata più a lungo in Europa, ma è anche quella che ha nascosto i crimini più atroci – ha rivelato il cronista –. 300mila bambini sono stati rubati ai genitori naturali solo perché erano contrari a Franco”. Infine, un riferimento doveroso alla vita personale, in quanto Piero Badaloni sta per festeggiare cinquant’anni di matrimonio con la sua Maria Novella, contornati dalla nascita di tre figli e di cinque nipoti. “Mi sono innamorato di mia moglie sui sentieri montani (la montagna è una sua grande passione, al pari della vela, ndr) e da allora sono partiti questi primi cinquant’anni di vita insieme”.