Si concluderà nella serata di oggi, mercoledì 11 dicembre, la terza stagione de I Medici, serie televisiva trasmessa in prima visione mondiale su Rai Uno e fonte di approfondimenti storici sconosciuti ai più. Fra le figure introdotte in quest’edizione, vi è quella di Piero de’ Medici, primogenito di Lorenzo il Magnifico e di Clarice Orsini, che si distinse per la sua inadeguatezza e per il suo carattere traboccante di narcisismo e presunzione. Nell’ultimo episodio, in onda fra poche ore, il giovane tradirà il padre e comunicherà a Savonarola, che predica ormai apertamente il rovesciamento dell’ordine costituito per fondare una nuova Gerusalemme, la congiura che si sta tramando ai suoi danni. Con questa mossa, Piero metterà a repentaglio l’esistenza del genitore e della sua intera famiglia. Un fulgido esempio dell’inaffidabilità e della scarsa propensione alla vita politica del primogenito del Magnifico, i cui comportamenti ebbero ripercussioni sulla storia di Firenze anche e soprattutto in seguito alla morte del padre, datata 1492, evento che consegnò il comando cittadino al 21enne Piero.
PIERO DE’ MEDICI ALLA GUIDA DI FIRENZE
Ben presto, i fiorentini si accorsero di quanto distante fosse il modo di Piero di intendere la vita politica rispetto a quello del compianto padre Lorenzo. Infatti, nonostante avesse ricevuto un’educazione accurata sin dall’infanzia, proprio nell’ottica di una successione a capo della Signoria di Firenze e della direzione del Banco, dimostrò di non avere talento alcuno e di lasciar troppo spazio alla sua esuberanza e ad atteggiamenti indisciplinati, lontani anni luce dal codice deontologico del buon sovrano. Non riuscì neppure a ottenere un’alleanza con Rodrigo Borgia, nominato Papa con il nome di Alessandro VI, con il quale fallirono tutte le trattative di matrimoni combinati. A livello interno, ostentò un clientelismo politico esasperato che causò la nascita di molteplici congiure, mentre per ciò che attiene alla politica culturale promossa dai suoi predecessori, mostrò un grave e malcelato disinteresse, tanto che si racconta che ordinò a Michelangelo Buonarroti, artista prediletto dal padre, una statua di neve durante la copiosa nevicata del 20 gennaio 1494, quasi a voler sminuire le incontrovertibili doti scultoree (e non solo) di uno dei massimi esponenti dell’arte italiana di tutti i tempi.
L’ESILIO E LA MORTE DI PIERO DE’ MEDICI
La resa incondizionata nei confronti di Carlo VIII di Francia, fortemente intenzionato a impossessarsi del Regno di Napoli, segnò l’inizio della fine per Piero de’ Medici. Savonarola e gli esponenti del partito antimediceo sobillarono la popolazione, che il 9 novembre 1494 diede vita a una rivolta impressionante, con annesso saccheggio di Palazzo Medici. A Firenze fu pertanto ripristinata la Repubblica, dichiarando Gesù Cristo re unico di Firenze. Piero fuggì a Bologna prima e a Venezia poi, tentando in tutti i modi, negli anni seguenti, di riguadagnare l’accesso a Firenze con la forza, ma fu tutto inutile. Venne allora nominato governatore di Cassino da parte di Luigi XII di Francia, trovandosi coinvolto nei conflitti tra spagnoli e transalpini per il controllo del Regno di Napoli. Fu proprio nel corso di uno spostamento di battaglia dell’esercito francese che la barca di Piero de’ Medici, appesantita dall’ingente arsenale presente a bordo, si ribaltò, provocando la morte dell’ex sovrano fiorentino per annegamento nel fiume Garigliano. Il suo corpo esanime venne ripescato alcuni giorni dopo e sepolto nell’abbazia di Montecassino.