Piero Fassino rinviato a giudizio: lo ha deciso il gip di Torino nell’ambito del processo per le presunte irregolarità nella gestione del Salone del Libro e sui conti della Fondazione tra il 2010 e il 2015. Il processo per l’ex sindaco di Torino si aprirà il 17 maggio 2021. Dall’indagine è emersa una presunta turbativa d’asta nel bando di assegnazione del Salone per il triennio 2016-2018. Stessa accusa per l’ex assessore regionale Antonella Parigi. Ma entrambi sono stati prosciolti dalla stessa contestazione, relativa però all’affidamento diretto del Salone del Libro nel 2015. Prosciolta l’ex presidente Giovanna Milella. Come evidenziato dalla Stampa, i vertici di Gl Evento, Roberto Fantino e Regis Faure, patteggiano. Invece Massimiliano Montaruli e Niccolò Gregnanini, dipendenti della Fondazione del Libro, hanno chiesto di accedere alla mappa, quindi la messa alla prova. Per il manager Michele Coppola, e era stato indagato nella veste di direttore “Arte, cultura e beni storici” di Intesa Sanpaolo, il pm Gianfranco Colace ha depositato la richiesta di archiviazione. Lo storico patrono Rolando Picchioni finisce a giudizio per peculato, invece viene prosciolto dalle altre accuse.



PIERO FASSINO A PROCESSO PER SALONE DEL LIBRO

L’inchiesta è nata nel 2015 con l’ipotesi di peculato contestata a Rolando Picchioni, ex presidente del Salone del Libro. Secondo il pm Gianfranco Colace nel giro di cinque anni ha speso 850mila euro circa “per finalità personali e comunque estranee alle finalità” della Fondazione. Inoltre, secondo la procura Picchioni aveva una gestione “allegra” della fondazione pubblica. A tal proposito l’accusa ha fatto riferimento, come esempio, alle d’appalto bandite per l’organizzazione delle edizioni 2015 e 2016, ma anche i bilanci. Per i concorrenti era quindi diventato impossibile partecipare alle gare pubbliche. L’edizione del 2015 del Salone del Libro, peraltro già oggetto di un procedimento, era stata affidata direttamente al colosso Gl Events, che gestisce il Lingotto Fiere. Ciò sarebbe stato fatto “con la fittizia motivazione dell’urgenza, così evitando di effettuare le procedure di evidenza pubblica”, ma pure con “collusioni e altri mezzi fraudolenti”.

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