Una volta Bruce Springsteen disse che se non avesse avuto il successo che aveva avuto, avrebbe comunque passato il resto della sua vita in ogni club e locale che gli avesse dato l’opportunità di esibirsi. Per uomini come lui, infatti, la musica corrisponde alla vita e non rinunciano ad essa. Accade anche in casi sconosciuti ai più. Personalmente ho conosciuto Piero Fissore, mio compaesano di Lavagna in Liguria, più di trent’anni fa, alla fine degli anni 80. Era il frontman di una band locale, gli Smalltown, che si erano costruiti un seguito cult grazie alle loro infuocate performance di purissimo rock’n’roll che guardava tanto ai Blasters come agli Stones. Ebbero anche la chance di venire presi da Caterina Caselli, ma il fatto che cantavano in inglese (problema che ha bloccato la strada di tanti gruppi italiani eccellenti) fece preferire alla discografica Francesco Baccini. Eppure la stessa Caselli pubblicò l’esordio, cantato in inglese, di Elisa. Le strade del rock sono misteriose.



In tutti questi anni non ho più avuto contatti con Piero, ma quando mi è capitato di tornare in Liguria notavo sempre che da qualche parte c’era il suo nome per un concerto da qualche parte.

Adesso, trent’anni dopo, incredibilmente, mi trovo tra le sue mani il suo disco di esordio solista. Mi sembra incredibile che finalmente ci sia riuscito: è la dimostrazione di quanto non abbia mai abbandonato la strada della musica, la sua voglia di fare canzoni a prescindere da ogni barriera che, oggi più che mai, quel mondo mette a chi non si è mai sottomesso alle sue regole. Piero insomma non è un Gabbani qualunque, che, pare, fosse un buon cantautore ma che per avere successo ha dovuto fare un duetto con un (finto) scimpanzé e altre amenità.



Nomade stanziale è il titolo di questo ottimo lavoro discografico, pubblicato dalla Show in Action. Lo ascolto è trovo una persona decisamente diversa da quella che conoscevo. Piero è cresciuto moltissimo in questi anni e a quanto pare si è innamorato della musica sudamericana, base che definisce molti dei pezzi, ma il suo spirito rock è comunque ben presente. L’accoppiata è vincente e inedita, canzoni d’autore di forte spessore dedicate in gran parte alla disperazione dei migranti e alle loro storie, mai in chiave ideologica, ma partendo sempre da spunti personali, da vita vissuta, da storie osservate magari a distanza. Fissore d’altro canto per molti anni ha lavorato come autore di storie per fumetti e ci sa fare con il linguaggio. “Storie di lebbrosi e sirene, migranti e sognatori, in viaggio attraverso un mondo maltrattato. Frammenti di vita ambientati in un cinema o ai piedi di una cattedrale, nella giungla peruviana o nei deserti africani, canzoni ispirate da storie e altre ispirate da voci, immagini, desideri e fantasticherie” come dice lo stesso artista.



Per l’occasione ha girato anche uno splendido video clip nel mare di Lavagna, dove emerge truccato da cadavere dalle acque e viene accolto, morente, da una donna di colore, un inversione dei ruoli a intendere che la povertà, la discriminazione, l’ingiustizia ci tocca tutti e chi arriva da continenti lontani è uguale esattamente a noi. Si tratta di Dal fondo, uno dei pezzi più intensi e significativi del disco, una bella ballata rock, dai suoni acidi e contorti ben studiati per le parole del brano

Per incidere il disco infatti Piero si è circondato di ottimi musicisti che non hanno nulla da invidiare ai grandi nomi della cosiddetta “musica ufficiale”, dal suo compagno di sempre Vittorio Di Capita a pianoforte e tastiere, l’ottimo batterista Paolo Tixi, Massimiliano Caretta al basso e le ospitate di Enric Di Bella alle percussioni in Ouré, Raffaele Ottonello al violoncello in  Dal fondo e Sogno te e i cori di Filippo Cuono Ullia e Eugenia Cuomo Ollea. Le chitarre, acustiche ed elettriche, ottimamente suonate, sono tutte opera di Piero Fissore.

Il disco, ovviamente, è in italiano…

Si apre con la bella ballata Nuota fuser dai sapori argentini, una rumba villetta si direbbe, quel genere nato nei bassifondi e che narra  appunto la vita di quei quartieri, Nuota fuser, impreziosita da un delizioso assolo di piano elettrico e da ritmi incalzanti e ballabili. Non è un caso, perché il brano parla del giovane Ernesto Guevara. Il testo è una sarabanda di imagini che portano dall’Argentina all’Italia e viceversa. La title track, che racconta lo spirito di questo artista, nomade nell’anima, ma “stanziale” nella sua Liguria nella vita, è vagamente country, dalla melodia accattivante.

Si fa un salto alle frontiere del mondo con la vivace Ourè, chitarre, percussioni, coro dai sapori africani. Inevitabile pensare al De André di Creuza de ma. Cantami sirena è un brano dai sapori funk, ben guidata da una chitarra elettrica blues, che ci lancia sul mare aperto, una visione, una magia, incontri.

Esmeralda è forse il brano più bello: anche qui visioni dal deserto, tocchi di chitarra quasi psichedelici, personaggi misteriosi. In Una goccia di speranza fa capolino un bel violoncello di sottofondo, brano di grande intensità. Come detto, Dal fondo è il pezzo più crudo e realista, dominato da un intreccio di chitarre elettriche acide, una apocalisse psichedeliche in cui “i cadaveri ritornano dal fondo”. Il disco si conclude con la splendida Sogno te, in cui Fissore si riappacifica con il mondo, con una legnate intro di pianoforte, archi prodotti dalle tastiere. Bellissima.

Speriamo adesso di non dover aspettare altri trent’anni… Ma da qualche parte lo troverete comunque a cantare. Come avrebbe fatto Springsteen.