Piero Pelù dopo il film torna in tv a L’anno che verrà su Rai1

Piero Pelù è tra i protagonisti de L’Anno che verrà, l’evento musicale di Capodanno condotto da Amadeus in diretta in prima serata su Rai1. Il cantautore torna ad esibirsi dal vivo dopo l’esperienza come attore nel film “I cassamortari” di Claudio Amendola che ha raccontato così dalle pagine di Rollingstones.it: “tutto quanto fa spettacolo, come diceva una vecchia trasmissione su Rai 2. La verità è che io sono onorato di essere in un progetto così, con questi attori e con un regista come Claudio Amendola, avendo avuto la possibilità di lavorare pure alla colonna sonora. Loro sono attori veri, loro fanno il cinema, è stato un privilegio far parte della squadra”.



Non solo attore per il film “I cassamortari”, ma anche autore della colonna sonora del brano “Sete di vita” su cui ha rivelato: “lo amo molto, non è stato facile scriverlo perché doveva aderire alla sceneggiatura ma allo stesso tempo volevo metterci parecchi dei valori a cui tengo, del mio punto di vista su questa epoca, su questa società. Non volevo fosse solo una canzone legata a I cassamortari, ma che potesse essere più universale. Starà a chi ci guarderà e a chi ascolterà il pezzo giudicare, ma spero che possa essere entrambe le cose”.



Piero Pelù è un’icona iconoclasta: “mi ci riconosco”

Per molti Piero Pelù è un’icona iconoclasta, una definizione in cui non nasconde di riconoscersi: “non so se posso riconoscermi nel primo sostantivo, non devo essere io a dirlo. Ma mi riconosco nell’aggettivo iconoclasta, su quello ci metto la firma. Non a caso ho accettato questo ruolo. Gabriele Arcangelo è una rockstar che non mi rappresenta, solo ai più superficiali poteva sembrare naturale che io potessi interpretarlo” – ha detto il cantante parlando del suo ruolo nel film.

Non solo, Pelù parlando del suo grande successo dopo tantissimi anni di carriera ha precisato di non aver alcun segreto: “so una cosa: essere coerenti è rimanere fedeli a se stessi, non rimanere uguali a se stessi. Amo gli AC/DC, ma non capirò mai come sono riusciti a fare 30 album tutti uguali. So che i fan si incazzeranno, ma è così. Tu non troverai mai un disco dei Litfiba o mio da solista che suonerà come un altro già fatto, farai fatica persino a trovare riferimenti particolarmente decisi al passato. E poi devi sempre metterti in discussione. Devi prenderti per il culo. Non sai quanto è bello farlo, quanto è fondamentale. Anche perché ti consente di prendere per il culo tutti gli altri”.