Tra gli atti dell’inchiesta di Bergamo sulla gestione della pandemia Covid ci sono anche i messaggi che si sono scambiati Pierpaolo Sileri e Roberto Speranza. «Serve competenza ed è giusto richiamare dalla pensione al più presto. Serve personale specialista», scriveva il viceministro della Salute. Inoltre, spiegava di averlo detto a Ruocco, all’epoca segretario generale del Ministero della Salute, settimane prima. Era il 29 febbraio 2020 e Sileri si lamentava col ministro dell’impreparazione alla pandemia Covid. C’è anche un passaggio delle deposizioni di fronte ai pm di Bergamo che rende bene l’idea di quanto la prima ondata Covid avesse spiazzato il sistema sanitario e istituzionale.



Pierpaolo Sileri ha raccontato, infatti, di essere stato invitato il 2 marzo 2020 a partecipare ad un incontro con Confindustria sui dispositivi medici, in presenza di Walter Ricciardi, consigliere di Roberto Speranza, del capo di gabinetto Goffredo Zaccardi e del neo direttore generale Iachino. «Durante la riunione si parlò di trovare sul mercato mille respiratori e ricordo che nel documento che ci fu fornito i primi respiratori disponibili sarebbero stati consegnati 4 settimane dopo l’acquisto, ma la stragrande maggioranza non prima di 8, 12 o addirittura 16 settimane. Ci salutammo delusi da quell’insormontabile ritardo».



SILERI, IL RETROSCENA SULL’ORDINE A MIOZZO

Le procedure ministeriali si rivelarono a dir poco farraginose e i meccanismi inceppati. Dalle carte dell’inchiesta di Bergamo emergono però, come riportato dal Corriere della Sera, anche invidie, scontri personali e posizioni di partito. Pierpaolo Sileri ha parlato anche di Cristiano Cannarsa, amministratore delegato di Consip, che «si lamentava del fatto che non poteva neppure procedere con i bandi di acquisto perché il ministero non gli faceva avere le specifiche dei prodotti da acquistare». Era come se al ministero della Salute ci fossero due blocchi contrapposti, quello del ministro Roberto Speranza e quello del Movimento 5 Stelle. «Mi è stato confermato da Miozzo (a capo della Protezione civile, ndr), che aveva ricevuto ordine perentorio dal gabinetto e dal ministro che non dovevano essere fornite risposte alle mie richieste, neppure quelle fondamentali per fronteggiare la pandemia». Il riferimento è ad una conversazione di ottobre 2020. Nei mesi precedenti c’era stato un tentativo di cambiare il ministero. Il 18 aprile 2020 Francesco Friolo, della segreteria di Sileri, scriveva a Zaccardi: «Sai che cerco sempre modi per evitare lo scontro tra insoddisfatti. Magari con qualche sostituzione, nuovo collega, si riuscirebbe non dico a svoltare quel ministero (non basterebbe un miracolo. Per i credenti…) ma almeno a dargli una scossa». Il capo di gabinetto gli rispondeva di non aver capito. «Il capo mio, come sai, vorrebbe tanto avvalersi di personale e dirigenti capaci. Cosa che lamenta da tempo di non poter fare». Dal capo di gabinetto arrivava un riscontro quasi positivo: «Dobbiamo rivedere dalle fondamenta l’istituto, che con il Covid è saltato completamente. Su questo il ministro è fermo e sto pensando le soluzioni. Mi fa piacere che ci sia condivisione».

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