Durante la quarantena che ha praticamente bloccato tutte le attività nel paese la gran parte delle nostre star o cosiddette tali si sono prodigate per evitare di perdere il posto in prima fila e si sono quindi proposte in tutte le salse. Ecco quindi tante iniziative in streaming, a volte piacevoli che, in alcuni casi, hanno evidenziato la pochezza di certi cosiddetti “big” rivelatisi degli autentici bluff.
Alcuni hanno dichiarato che nel periodo del coronavirus hanno perso la creatività; non di rado le difficoltà invece fungono da incredibile volano ed ecco in taluni nascere momenti creativi particolarmente ispirati e considerati inarrivabili.
Questo è accaduto ad un artista romano, Pietro Dall’Oglio, che circa sei anni fa aveva iniziato un nuovo percorso in ambito cantautorale avvicinandosi addirittura alla musica rap scrivendo Abuna Paolo composto pochi giorni dopo il rapimento del fratello Paolo, gesuita, scomparso in Siria il 29 luglio 2013. Fra i suoi riferimenti è solito citare Fabrizio De André, Francesco De Gregori e Ivano Fossati, oltre alla musica nera.
Pietro dall’Oglio è oramai un uomo maturo che nel corso della sua vita ha fatto scelte non ovvie e per molto tempo ha sfidato la natura con la sua canoa, misurandosi con le rapide più ardite dall’Europa al Sud America. Pietro Sauro (il rapper più vecchio del mondo – dice di se stesso ironizzando) o Pietro Dall’Oglio, questi i due nomi con i quali propone i suoi pezzi, a causa del coronavirus è bloccato da oltre tre mesi nell’isola di Saboga nell’arcipelago di Las Perlas al largo del Costa Rica, obbligato a rimanere sulla propria barca tranne che per occasionali ed eccezionali permessi per il rifornimento dei viveri.
Tranne qualche rara frequentazione con gli indigeni dell’isola, la solitudine è la principale compagna delle lunghe giornate.
I nuovi brani, circa una decina, li ho realizzati registrando la voce in cabina aspettando che il mare si calmi, utilizzando due telefonini, gli stessi con i quali registro anche i video. Se non avessi avuto la musica in questo periodo così duro sarei impazzito. La situazione di estrema solitudine sulla barca mi ha aiutato tantissimo a creare nuovi brani, tutti usciti di getto; alla fine posso dire che quella che sto vivendo è diventata una esperienza bellissima
(Pietro Dall’Oglio)
La solitudine, la simbiosi con la natura ne hanno amplificato il germe creativo ed ecco allora sgorgare nuovi testi, nuove canzoni, fissate con rudimentali video sul telefonino e rivestite di musica e di colori a Roma dal suo alter ego Peter De Girolamo. Migliaia di visualizzazioni fino ad oggi fino ad arrivare a Breathless dedicato a George Floyd composto di getto la notte successiva al suo assassinio.
Testi toccanti ed ispirati anche quando Dall’Oglio usa la matrice cantautorale (Come un fiore sull’erba, La Vita Davanti e la recente Accecami), il risultato finale è di grande qualità, sorprendente, se si pensa alla pochezza di certi testi dei rapper nostrani. Intriganti anche le musiche dalle quali traspare un raffinato approccio ritmico che ha molto a che vedere con il suo passato di percussionista, uno dei migliori fra gli allievi di Armando Peraza, leggendario percussionista di Carlos Santana. L’augurio che gli facciamo è che presto possa fare ritorno in Italia, anche per dare seguito all’album VETRO pubblicato circa due anni fa. Una vicenda, la sua, che è la dimostrazione di quante e quali energie si nascondono in ognuno di noi, proprio nei momenti di maggiore difficoltà, quando il dolore, la sfortuna, sembrano averci accantonato con le spalle al muro.