Era il 18 febbraio 1988 quando fu rinvenuto in una discarica un cadavere semicarbonizzato. Antonio Del Greco, ex dirigente Polizia di Stato e scrittore, a Tg2 Dossier ha ricordato: “Questo cadavere fumante, orrendamente mutilato dal quale emergeva ancora la possibilità di poterlo identificare attraverso i polpastrelli”. Due giorni dopo il ritrovamento choc, giunse la confessione del Canaro della Magliana, al secolo Pietro De Negri. Il delitto fu compiuto da un toelettatore di cani per vendicarsi dei continui soprusi da parte di Giancarlo Ricci, ex pugile nonché complice di rapine e traffici di droga che estorceva soldi e lo picchiava davanti alla figlia. Da vittima, dunque, il Canaro si trasformò in carnefice e con la scusa di mettere a segno un agguato a uno spacciatore a cui rubare la cocaina e il denaro, De Negri chiese a Ricci di nascondersi in una gabbia.
Qui lo stordì prima con la benzina e una bastonata, poi mutilò orrendamente il suo corpo. Del Greco ricorda: “Lo pungolammo dicendo che lui non aveva il fisico e che non era all’altezza per fare una cosa del genere, che il Ricci lo avrebbe sicuramente soppresso, ma ad un certo punto lui ci guardò con gli occhi sbarrati, cambiò voce, gli venne una voce da film horror e per 40 minuti ci raccontò come lo aveva ammazzato e tutte le torture che aveva inflitto a questo poveraccio”.
PIETRO DE NEGRI, LA STORIA DEL DELITTO DEL CANARO DELLA MAGLIANA
Pietro De Negri, nel corso della confessione sul delitto di Giancarlo Ricci confessò che durante le torture aveva consumato 50 grammi di cocaina. Lo scrittore Massimo Lugli ha commentato: “Scoprimmo che in realtà molti particolari agghiaccianti il Canaro se gli era inventati, come se volesse aggravare la sua posizione anziché alleggerirla perché l’autopsia dimostrò che tra l’altro la vittima era deceduta dopo 40 minuti e non nelle 5 ore che aveva raccontato il suo aguzzino”. Da due perizie emerse che all’epoca dei fatti De Negri era incapace di intendere e di volere e per questo fu rimesso in libertà. Appena uscito dal carcere il Canaro rilasciò un’intervista nella quale si lasciò andare dicendo di aver tolto dal mondo “un infame” e che sarebbe pronto a rifarlo. L’intervista lasciò sotto choc anche la polizia e fu la causa della sua successiva incarcerazione. Fu condannato a 24 anni di carcere ma ne scontò 16. Nel 2005 uscì per buona condotta ed implorò i giornalisti di dimenticarlo. “E’ scomparso nel nulla”, ha commentato Lugli. Il caso ispirò il film Dogman di Matteo Garrone, uscito nel 2018. Marcello Fonte, premiato per il miglior attore a Cannes ha commentato: “Abbiamo cercato di capire cosa ha scatenato tutta quella rabbia in una persona”. Oggi sono ancora in tanti a credere che quel giorno non poteva essere da solo. E c’è chi sospetta della sua innocenza dando la colpa “alla Sicilia, alla mafia”.