Pietro Genovese, il 24enne figlio del regista Paolo Genovese, rinviato a giudizio per evasione dai domiciliari che sconta dopo essere stato condannato in via definitiva a 5 anni e 4 mesi per omicidio stradale. La sera del 22 dicembre 2019, lungo corso Francia, a Roma, travolse e uccise le 16enni Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli e presto sarà a processo, con prima udienza fissata al 20 marzo, accusato di aver violato la misura a cui è sottoposto per la vicenda delle due ragazze.
La madre di Gaia von Freymann, Gabirella Saracino, è intervenuta poche ore fa negli studi della tramissione Diario del giorno e ha sottolineato che Pietro Genovese non ha trascorso nemmeno un’ora in carcere e che per lui le restrizioni sarebbero tutt’altro che rigide. “A Pietro Genovese residuano 3 anni e 6 mesi per quanto riguarda il duplice omicidio, l’evasione, se venisse condannato, non so se sia cumulabile. La legge però non può concedere il rito abbreviato o il patteggiamento e ridurre di meno della metà la pena. In primo grado Pietro è stato condannato a 12 anni, adesso 5 anni e 4 mesi. Un anno e mezzo di domiciliari fatti con permessi per uscire tutti i giorni, perché il papà gli ha detto che poteva lavorare nella sua società quindi poteva andare ad aiutarlo, andare all’Università, poter ricevere amici e fare festini, schiamazzi, questo è il secondo episodio in cui viene tacciato di evasione. Il primo gli è stato abbuonato perché era l’una di notte e dormiva…“.
Pietro Genovese nuovamente a processo: l’accusa a carico del giovane condannato per l’omicidio stradale di Gaia e Camilla
Pietro Genovese, già condannato per il duplice omicidio stradale di Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli, andrà nuovamente a processo, riporta Ansa, e stavolta perché accusato di evasione dai domiciliari. La vicenda che lo vedrà comparire davanti ai giudici riguarda un episodio risalente al 16 gennaio 2022 quando, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa, il giovane sarebbe stato assente nel momento in cui i carabinieri della Compagnia Parioli si erano recati a casa sua per un controllo di rito.
I militari avrebbero bussato più volte, senza ricevere risposta, ma non lo avrebbero contattato al telefono pur avendo un suo recapito. La difesa di Pietro Genovese sostiene che non abbia sentito il campanello e che nessuna delle telecamere di sorveglianza del palazzo lo avrebbe ripreso uscire dall’abitazione. Non ci sarebbe nessuna prova, ha dichiarato l’avvocato Gianluca Tognozzi che lo assiste, dell’evasione che gli sarebbe contestata.