Condannato per aver investito e ucciso due ragazze a Roma, Pietro Genovese finisce a processo per evasione dai domiciliari. Il giovane, figlio del noto regista Paolo, è stato rinviato a giudizio dal gip di Roma. L’accusa è di essere evaso dagli arresti domiciliari. Infatti, durante il periodo trascorso ai domiciliari, il 24enne che travolse e uccise Gaia von Freymann e l’amica Camilla Romagnoli, mentre attraversavano Corso Francia, si è allontanato da casa il 16 gennaio 2021.



Questo è almeno quello che sostiene la procura di Roma, in particolare il pubblico ministero Lina Corbeddu, che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio per Pietro Genovese, che era stato condannato a 5 anni e quattro mesi per la morte delle due ragazze. Contro la richiesta del rinvio a giudizio si erano schierati i legali del giovane, i quali hanno prodotto anche immagini delle telecamere di sorveglianza della casa dove Pietro Genovese trascorreva i domiciliari, ma non è servito. La difesa proverà a ribadire il concetto durante il processo.



PIETRO GENOVESE, PERCHÈ È ACCUSATO DI EVASIONE DAI DOMICILIARI

L’episodio contestato, per il quale Pietro Genovese è finito nuovamente a processo, risale al 16 gennaio 2021. I carabinieri della compagnia Parioli, infatti, si recarono sotto casa del giovane per effettuare un controllo di rito. Citofonarono diverse volte, senza ottenere risposta. Dunque, non fu trovato all’interno dell’abitazione dove risedeva, nel quartiere Coppedè. Pur essendo in possesso del telefono cellulare dell’indagato, i militari non provarono a contattarlo.

Non c’è alcuna immagine delle telecamere a circuito chiuso in cui Genovese è ripreso mentre esce di casa. Non c’è prova di evasione“, ha affermato in aula il suo difensore, l’avvocato Gianluca Tognozzi. Da qui la denuncia per evasione dai domiciliari e la decisione odierna sul rinvio a giudizio da parte del tribunale di Roma. Il processo è stato fissato al prossimo 20 marzo.