Spunta una nuova testimonianza circa quanto accaduto a Gaia e Camilla, investite a Roma, su Corso Francia, da parte di Pietro Genovese. Il quotidiano Il Messaggero ha intervistato l’amico che era a bordo dell’auto di Pietro, quella fatidica e tragica sera: “Avevamo bevuto un paio di bicchieri quella sera, nessuna droga – le parole di Davide – ma era impossibile evitare le due ragazze”. Quindi il ragazzo ricostruisce con esattezza l’accaduto: “Quelle due ragazze sono sbucate all’improvviso, correvano mano nella mano. Mi creda, era impossibile evitarle. Pioveva, era buio, ma ricordo perfettamente cosa è successo: ho visto due sagome apparire dal nulla e poi il corpo di una di loro rimbalzare sopra il cofano”. E’ un racconto tra le lacrime quello del 20enne studente di economia dei Parioli: “Non potevamo inchiodare in mezzo alla strada. Dall’incidente al momento in cui ci siamo fermati saranno passati 5-10 secondi. Io sono sceso di corsa dalla macchina e ho visto il corpo di una delle due ragazze per terra, mi sono avvicinato per sentire il battito, non si muoveva. Poco più avanti mi sono accorto che c’era anche l’altra ragazza sull’asfalto. Subito dopo di me sono scesi Pietro ed Edoardo”. Stando a quanto specificato da Davide, pare che le due giovani siano state successivamente investite da altre macchine: “Le macchine continuavano a camminare, ricordo di aver visto una, forse due macchine investirle di nuovo”. Questa circostanza, come specifica Il Messaggero, sembrerebbe però essere esclusa dall’autopsia. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
PIETRO GENOVESE VERRA’ INTERROGATO IL PROSSIMO 2 GENNAIO
All’inizio del nuovo anno e precisamente il prossimo 2 gennaio, è fissato l’interrogatorio di garanzia a carico di Pietro Genovese, il giovane accusato di duplice omicidio stradale a scapito delle 16enni Camilla Romagnoli e Gaia von Freymann delle quali nelle passate ore si sono celebrati i funerali. Il 20enne, figlio del noto regista Paolo Genovese si trova da ieri pomeriggio ai domiciliari, su disposizione della Procura. Subito dopo Capodanno, spiega l’agenzia di stampa Ansa, Pietro affronterà l’atto istruttorio al cospetto del gip Bernadette Nicotra e questo rappresenterà il primo vero confronto con gli inquirenti, dopo l’interrogatorio avvenuto subito dopo l’incidente, quando il ragazzo era ancora sotto choc e nel quale aveva asserito di non aver visto le due ragazze mentre attraversavano la strada. Intanto dalle carte delle indagini sarebbero emerse le prime certezze sull’indagato: il giovane a quanto pare stava correndo troppo e che aveva un tasso alcolemico superiore al consentito. Di contro, scrive il gip, le due vittime avrebbero attraversato con il rosso tenendo così “una condotta vietata, incautamente spericolata, così concorrendo alla causazione del sinistro mortale”. E’ sempre il gip, nella sua ordinanza, a scrivere: “Una velocità prudenziale e una condizione di sobrietà in rapporto alla prossimità di un attraversamento semaforico, all’insistenza di un affollato agglomerato urbano, di locali notturni assai frequentati soprattutto di sabato sera, di un asfalto bagnato per causa della pioggia, di una scarsa visibilità per causa di illuminazione ‘colposamente’ insufficiente, avrebbe, con ogni probabilità, permesso all’indagato di meglio controllare il veicolo mettendo in atto manovre di emergenza per arrestarlo davanti a ostacoli prevedibili”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PIETRO GENOVESE AI DOMICILIARI
Mentre a Roma si stanno celebrano i funerali di Gaia e Camilla, le due ragazze di 16 anni travolte e uccise lo scorso sabato nella tragedia di Ponte Milvio, da ieri il responsabile dell’incidente Pietro Genovese – figlio del regista Paolo – si trova agli arresti domiciliari con l’accusa di doppio omicidio stradale. Secondo il gip di Roma Bernadette Nicotra, che ha firmato l’ordinanza di arresto, «Pietro Genovese guidava con imprudenza e imperizia e teneva una velocità superiore al limite consentito di 50 chilometri orari». Aveva bevuto bevande alcoliche mentre sul fronte stupefacenti e droghe si attende il risultato più approfondito degli esami per capire se fossero state assunto a ridosso dell’incidente o fossero rimasugli nel sangue da giorni prima: per il gip però tanto basta per la messa ai domiciliari del 20enne figlio di Paolo Genovese, «si era messo alla guida nonostante avesse assunto bevande alcoliche e nonostante in passato gli fosse stata già ritirata la patente di guida per violazioni del codice della strada. Questo comportamento dimostra noncuranza, se non addirittura disprezzo verso i provvedimenti e i moniti dell’autorità amministrativa e di pubblica sicurezza ed è sintomo di una personalità incline alla violazione delle regole».
TESTIMONE “INCASTRA” PIETRO GENOVESE: ECCO COSA È SUCCESSO
Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli sono morte sul colpo entrambe tra il 21 e il 22 dicembre su Corso Francia e al momento per Pietro Genovese il motivo dell’arresto è dettato dal «pericolo concreto ed attuale di reiterazione di condotte analoghe». Di contro, la stessa ordinanza non assolve del tutto le due 16enni tragicamente uccise sotto Ponte Milvio, visto che Camilla e Gaia avrebbero attraversato la strada col semaforo rosso tenendo una condotta «vietata, incautamente spericolata, così concorrendo alla causazione del sinistro mortale». Insomma, tanti elementi per una ricostruzione dell’incidente di Corso Francia tutt’altro che semplice, specie per distinguere per bene le tantissime testimonianze arrivate in questi giorni: su tutte, quella che “incastra” Genovese è quella di Emiliano Annichirico, autista di passaggio quella notte da Corso Francia «Ero alla guida della mia autovettura, stavo procedendo su Corso Francia in direzione fuori città. Il semaforo veicolare di corso Francia era appena diventato verde» spiega il testimone al Corriere della Sera, sottolineando aver visto alla sua sinistra due ragazze giovani che procedevano di corsa sulle strisce cercando di attraversare la carreggiata opposta rispetto a quella dove stavo procedendo; «nello stesso momento mi sono accorto del sopraggiungere sulla corsia centrale di corso Francia, direzione centro città, di un’autovettura di grosse dimensioni, un Suv di colore chiaro. L’auto procedeva ad un’andatura esageratamente sostenuta, credo che il conducente abbia tentato di frenare nel momento in cui ha percepito la presenza dei pedoni in quanto la parte anteriore si è lievemente inclinata in basso, malgrado ciò l’impatto è stato inevitabile violentissimo».