Pietro Genovese, il figlio ventenne del celebre regista Paolo, rimasto coinvolto nel drammatico incidente in corso Francia nel quale morirono le due giovane 16enni, Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli, ha chiesto di patteggiare la pena a 2 anni e sei mesi. Lo rivela Corriere della Sera in merito al processo sul duplice omicidio stradale avvenuto la notte del 22 dicembre scorso. Alla guida della vettura che travolse le due amiche, c’era proprio il giovane Genovese. Ad avanzare la proposta è stata la difesa del ragazzo rappresentata dai due legali, gli avvocati Franco Coppi e Gianluca Tognozzi, ed è subordinata alla sospensione della pena. Questo significa che se il giudice dovesse accettarla, allora non ci sarà il carcere né i servizi sociali. Il patteggiamento, inoltre, non può tradursi come una sentenza di colpevolezza e si estingue dopo 5 anni. Attualmente ai domiciliari, Pietro Genovese dunque punta a percorrere questa strada. Quindi solo in caso di parere negativo del pm allora procederebbe con la richiesta dell’abbreviato condizionato all’ascolto di un testimone.
PIETRO GENOVESE CHIEDE PATTEGGIAMENTO DELLA PENA
A Pietro Genovese sono mosse diverse accuse, dall’aggravante del tasso alcolico alla velocità del mezzo, passando per l’uso del cellulare. La Procura, come spiega Corriere, avrebbe fatto già sapere informalmente di non voler dare il proprio consenso al patteggiamento. Il pm dovrà comunque valutare l’istanza e motivare le ragioni della sua decisione, sia in caso di dissenso che di assenso. Se dovesse dare il via libera, la parola passerà al gup che dovrà valutare l’accordo tra pm e avvocati pur avendo il potere di respingere l’intesa. La difesa di Genovese punta a far riconoscere il concorso di colpa come attenuante dal momento che, secondo i due legali, la tragedia “non è stata esclusiva conseguenza dell’azione o dell’omissione di Genovese”. L’ipotesi si basa sulla perizia del consulente dell’accusa, l’ingegnere Scipione, secondo il quale Gaia e Camilla attraversarono lontano dalle strisce pedonali e con semaforo rosso. Tuttavia a mettere in discussione questa tesi è l’avvocato della famiglia di Gaia, secondo la cui consulenza, invece le due ragazze erano sulle strisce quando è scattato il verde. A pesare sull’istanza della difesa di Genovese anche l’offerta di risarcire i danni per una cifra in via di definizione.