Il prossimo 8 luglio si svolgerà la prima udienza a carico di Pietro Genovese, il giovane ai domiciliari accusato di omicidio stradale plurimo aggravato dopo l’incidente del 21 dicembre scorso in Corso Francia a Roma nel quale persero la vita le due amiche 16enni, Gaia Romagnoli e Camilla von Freymann. Stando a quanto riferito da Il Messaggero nelle scorse ore, il ragazzo avrebbe chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato. La richiesta è stata avanzata dalla sua difesa formata dagli avvocati Franco Coppi e Gianluca Tognozzi, ma l’ultima parola spetterà al gip. nel caso in cui dovesse trovare riscontro positivo, Genovese andrebbe incontro non solo a tempi processuali più brevi ma anche ad uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Il processo ruoterà tutto attorno alla perizia della procura sulla dinamica dell’incidente. Utili ai fini delle ricostruzioni, oltre alle testimonianze anche le misurazioni sull’asfalto e le immagini dei video delle telecamere di sorveglianza del Compro oro poco distanti dal luogo dell’incidente. Sarebbe bastato un solo secondo e mezzo di ritardo per evitare l’impatto: lo ha stabilito l’ingegnere Scipione alla luce del video analizzato nel quale si vede prima dell’auto di Genovese un’altra vettura che viaggia a velocità sostenuta e che avrebbe rischiato allo stesso modo di investire le due ragazze. Proprio questo primo mezzo avrebbe ostruito la visuale a Genovese.
PIETRO GENOVESE CHIEDE RITO ABBREVIATO: PERIZIA DI PARTE “16ENNI SULLE STRISCE”
Nella perizia redatta prima dell’inizio del processo sulle morti delle due 16enni romane e che vede imputato Pietro Genovese, si legge ancora: “È evidente che nelle fasi antecedenti due secondi dall’ impatto, né Genovese né i pedoni potevano reciprocamente avvistarsi”. Inoltre, sempre secondo la perizia, il semaforo “non consentiva il transito simultaneo dei veicoli diretti dal Gra verso Roma centro (Genovese) e dei pedoni, che provenivano dal lato Ponte Milvio ed erano diretti verso la collina Fleming (Gaia e Camilla)”. Quindi Genovese “poteva scorgere la presenza dei pedoni solo dopo avere affiancato l’autovettura ignota” e di conseguenza la sua mancata reazione in una situazione di pericolo è compatibile con l’avvistamento delle due ragazze in poco più di un secondo. Nell’impatto tuttavia avrebbe avuto un certo peso anche la velocità sostenuta del mezzo e forse avrebbe potuto evitare il peggio, si legge nel documento redatto da Scipione, se “la Renault avesse viaggiato a 50 chilometri orari”. Intanto, nella consulenza di parte depositata nelle passate ore dal legale della famiglia di Camilla Romagnoli si legge che le due 16enni stavano attraversando sulle strisce pedonali. Ricostruzione, questa, esclusa sia dalla perizia della Procura ma anche dalle testimonianze e dalle ricostruzioni.