Oltre a Gabriella Saracino, anche Cristina Maggi ha parlato di Pietro Genovese, tornato libero dopo essere stato condannato per l’omicidio stradale in cui hanno perso la vita le figlie Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli. “Io e mio marito siamo andati a Corso Francia e quando ho visto la mamma di Gaia ho capito che qualcosa di grave era successo. Sono corsa dai vigili e ho cominciato a dire di voler vedere mia figlia. Mi hanno chiesto chi fosse, poi mi hanno presa sottobraccio”, ha raccontato la mamma di Camilla ai Fatti Vostri nella puntata di ieri. “Non sapevo di trovare mia figlia distesa, ma dentro un’ambulanza. Quando ho visto il telo non ho capito nulla, poi ho cominciato a urlare”, ha proseguito provando a trasformare in parole il suo dolore, a cui si è aggiunto quello sulle voci durante le indagini riguardo il fatto che potessero aver attraversato la strada senza rispettare le norme. “Io mi sento spesso con la mamma di Gaia, solo noi possiamo capire il dolore che proviamo. Quando sento che piange provo a darle forza e lei lo fa con me”.
In auto con Pietro Genovese c’erano due amici. “Uno di loro ha detto che era al telefono e di non aver visto nulla, solo di aver sentito un botto. L’altro ha detto le stesse cose di Genovese…”, ha proseguito Cristina Maggi ai Fatti Vostri. Molte volte durante il processo ha cercato lo sguardo del ragazzo, da cui lui è sfuggito. “Cercava sempre di distogliere lo sguardo dal nostro”, ha spiegato. Invece riguardo la riduzione della pena: “Direi una bugia se dicessi di aver condiviso questa cosa. Io spero sempre che il Tribunale di Sorveglianza prenda atto di tante cose, della personalità, di com’è. Spero in una pena giusta”. Difficile per lei giudicare anche la decisione dell’affidamento ai servizi sociali. Qualcosa però l’ha voluta dire ai genitori di Pietro Genovese: “Mi rivolgo più alla mamma. Le dico di seguirlo, non so se lui ha capito la tragedia che ha causato. Una mamma deve stare vicino al figlio, soprattutto ora. Ha bisogno di una guida. Lo dico col cuore”. Quel che le ha fatto male è come hanno parlato di Gaia e Camilla, “come ragazze scellerate, quello mi ha fatto tanto male”.
“PIETRO GENOVESE? NO VENDETTA, MA VA PUNITO”
È intervenuta anche l’avvocato Roberta Piraino, legale della famiglia di Camilla Romagnoli: “Ha un residuo di pena di 3 anni e 9 mesi, quindi potrà chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali, conducendo una vita da libero pur essendo controllato. Se non fosse reputata idonea questa possibilità, potrebbe chiedere la semi libertà, quindi dormire in carcere ma andare a lavorare il resto della giornata”.
Non vuole vendetta, ma giustizia Gabriella Saracino, la mamma di Gaia Von Freymann, la 16enne investita e uccisa insieme all’amica Camilla Romagnoli a Roma da Pietro Genovese. Quest’ultimo dal 21 ottobre è libero dopo aver trascorso un anno e sette mesi agli arresti domiciliari, in attesa di conoscere la decisione del Tribunale di Sorveglianza che stabilirà come deve scontare la restante pena di circa 3 anni e 7 mesi. “Non credo che il carcere italiano sia rieducativo, non invoco il carcere per Pietro ma deve esserci una sorta di punizione, deve capire cosa ha fatto”, ha dichiarato la donna nell’intervista rilasciata a ‘Porta a Porta’ che andrà in onda questa sera. “Non ho nessun senso di vendetta ma solo un senso di giustizia”, precisa Gabriella Saracino.
Anche lei crede nel recupero, ma ritiene anche che questa tragedia debba insegnare qualcosa a Pietro Genovese. “Questo ragazzo avrebbe bisogno di una sorta di punizione, perché capisca quello che ha fatto”, ha infatti aggiunto la mamma di Gaia Von Freymann.
“PIETRO GENOVESE NON SA COSA HA FATTO”
Gabriella Saracino a ‘Porta a Porta’ ha evidenziato anche il fatto che Pietro Genovese dopo aver investito e ucciso sua figlia Gaia Von Freymann e l’amica di quest’ultima Camilla Romagnoli non ha mai chiesto scusa per quanto accaduto. “Il fatto che non abbia scritto di suo pugno neanche una lettera di scuse né a me né alla mamma di Camilla significa che non si è reso conto”, ha spiegato da Bruno Vespa. Inoltre, ha ricordato quanto accaduto a maggio del 2020, quando i vicini di casa di Pietro Genovese hanno chiamato i carabinieri per schiamazzi, “perché aveva organizzato un festino mentre era ai domiciliari”.
Questo per Gabriella Saracino vuol dire che “non ha interiorizzato, non ha avuto modo di percepire quello che ha combinato. E la famiglia ha le sue colpe”. Se a lui ora darebbe “una carezza”, perché “ha fatto pena”, la mamma di Gaia è più dura con i genitori, che “avrebbero dovuto capire che aveva dei problemi, perché questo omicidio poteva non avvenire”.