Passano le ore e i giorni e la tragedia di sabato scorso a Ponte Milvio assomiglia sempre di più ad un complesso “puzzle” di irregolarità, sfrenatezza, incoscienza e tragica fatalità. Pietro Genovese, 20enne figlio del regista Paolo, è indagato per duplice omicidio stradale e anche se pare che le due 16enni investite e uccise in Corso Francia siano passate col rosso, la sua situazione si aggrava. Secondo quanto riportato stamane dal Messaggero, il ragazzo rischia l’arresto visto che non solo è risultato positivo al tasso alcolemico per 1,4 (tre volte più del limite consentito dalla legge) ma sarebbe positivo anche all’assunzione di forti sostanze stupefacenti: oppiacei e cocaina. I medici però dovranno compiere ulteriori accertamenti anche perché se l’alcol nel sangue è certificato nelle ore immediate dell’incidente, per le droghe potrebbero essere rimaste in circolo per giorni e non per forza significano l’assunzione nella sciagurata notte di sabato scorso. Resta la recidività visto che lo scorso 1 ottobre a Pietro Genovese era appena stata ritirata la patente perché trovato dalla Guardia di Finanza in possesso di stupefacenti. Gli era stata restituita il 3 dicembre scorso.



TRAGEDIA PONTE MILVIO: CAMILLA E GAIA TRAVOLTE ANCHE DA ALTRE AUTO?

Ad un 20enne che rischia fortemente l’arresto per i due omicidio stradali, fa però da contraltare un’altra sciagura sempre nel medesimo incidente di Roma-Ponte Milvio: le due 16enni tragicamente uccise, Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann, secondo la dinamica ricostruita dagli inquirenti avrebbero avuto un comportamento altamente colposo. Hanno attraversato la strada con il semaforo rosso, in orario notturno, mentre pioveva e su Corso Francia, una delle strade più pericolose e trafficate della Capitale. Un ragazzo di 16 anni, alla guida di una minicar nelle vicinanze dell’impatto tremendo, ha raccontato alle forze dell’ordine che «L’uomo alla guida del Suv non poteva evitare le due ragazze, erano fuori dalla sua visuale». Il testimone chiave sarà risentito nei prossimi giorni, esattamente come un altro giovane che ha visto l’intera scena stando davanti al ristorante T-Bone: «lo sguardo mi è caduto proprio su quelle due ragazzine che all’improvviso, nonostante il semaforo fosse rosso per i pedoni, hanno cominciato a correre mano nella mano sotto la pioggia per attraversare la strada». Da ultimo, le forze dell’ordine dovranno verificare le testimonianze rese da due conducenti donne che in momenti diversi hanno confessato di aver avuto l’impressione di investire le due ragazzine dopo il primo violentissimo impatto con il Suv di Pietro Genovese. «Non volevo, mi sono resa conto dopo, non ho capito cosa fossero», ha detto sotto choc la signora-testimone ai vigili fermi su Corso Francia appena dopo l’incidente. Idem un’altra ragazza che solo molte ore dopo, vedendo la notizia in tv, ha ricostruito la scena e quello strano rumore avvertito al passaggio in Corso Francia e ha raccontato tutto alla Polizia Locale dei Parioli. Al momento però restano i primi rilievi della autopsia (che sarà completata entro fine gennaio, ndr) che parlano di morte sul colpo dopo il primo impatto e senza segni di trascinamento dei corpi di Gaia e Camilla dopo l’investimento.

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