Si avvia verso la conclusione il processo nei confronti di Pietro Genovese per la morte di Gaia e Camilla, le due 16enni investite in Corso Francia nella notte tra il 21 e il 22 dicembre 2019. Venerdì è attesa la sentenza e, come già evidenziato, la Procura ha chiesto 5 anni di reclusione per il reato di duplice omicidio stradale. Intervenuta ai microfoni di Storie Italiane, Roberta Bruzzone ha evidenziato: «Questo ragazzo ha una storia per guida in stato d’ebbrezza, non è la prima volta che viene fermato in una condizione alterata. Ora mi domando, a prescindere da questi fatti e dalla sentenza di venerdì: quante volte un soggetto deve dimostrare di essere inadeguato alla guida – perché evidentemente ci si mette in condizioni alterate – per poter finalmente applicare quello che si chiama l’ergastolo della patente? Forse questo potrebbe aiutare a levare dalla strada della gente pericolosissima».



PIETRO GENOVESE, VENERDI’ LA SENTENZA

C’è grande attesa per la sentenza del processo celebrato con rito abbreviato nei confronti di Pietro Genovese. Come riporta Il Messaggero, la difesa del figlio del regista Paolo si è basata su un concetto chiaro e tondo: «L’evento era imprevedibile e non evitabile». Il giovane è difeso da Gianluca Tognozzi e Franco Coppi: il primo avrebbe contestato le conclusioni della Procura. Come evidenziato dal quotidiano capitolino, i tecnici hanno sottolineato che né Gaia e Camilla potevano vedere il Suv in arrivo, né l’imputato poteva accorgersi delle due ragazze. La visibilità, infatti, era ostruita da un’altra macchina. Venerdì sarà Coppi a concludere la difesa. Ricordiamo che Pietro Genovese ha reso dichiarazioni spontanee nel giorno della requisitoria.

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