Fa già molto discutere la sola anticipazione della lunga intervista che questa sera il canale Nove dedica alla figura inquietante di Pietro Maso: quel «volevo stupire» nell’uccidere i suoi genitori resta un punto che tanto oggi quanto nel recente passato ha sconvolto l’opinione pubblica. Quel continuo “soffermarsi” sul lieve crine tra pentimento e rivendicazione, l’autore del crimine efferato che ha posto fine alla vita di Antonio Maso e Manierosa Tessari nella loro casa di Montecchia di Crosara (Verona) per poter avere l’eredità degli stessi genitori. «Ridevo, ma ero morto dentro» ha spiegato ancora nella lunga intervista che andrà in onda questa sera nello speciale su di lui. Particolare il riferimento fatto da Pietro Maso sul suo “ideale” a cui si è sempre ispirato: il protagonista di Miami Vice Don Johnson, «Era il mio guru: così bello, così giovane e così pieno di vita. Il telefilm proponeva una visione aperta e mai vista della realtà, il fascino di una Ferrari bianca. Nella mia testa ero uguale a lui. Volvevo stupire e per avere gli occhi addosso mi mettevo le cose più vistose. La punta è stata quando mi sono presentato in discoteca con la tuta da sub». (agg. di Niccolò Magnani)
L’intervista a Pietro Maso
Il caso di Pietro Maso rimarrà nella storia come una delle pagine più nere della cronaca del nostro Paese. Il declino di quel ragazzo nato a Montecchia di Crosara, in provincia di Verona, inizia però ben prima di quel 1991 in cui assieme ai suoi complici, deciderà di mettere fine alla vita dei due genitori. A sedici anni, Maso decide infatti di abbandonare gli studi e si concede a tempo pieno a se stesso, ai vizi, agli eccessi. Al suo fianco ci sono Damiano Burato, Paolo Cavazza e Giorgio Carbognin, che anni dopo prenderanno parte alla mattanza perché succubi della personalità più forte dell’amico. Inizia a maturare in Pietro un forte desiderio di avere una grande disponibilità economica: dopo aver lasciato un lavoro in un supermercato, vedrà come unica via di uscita di mettere in atto una tragedia. Farà due tentativi prima di uccidere Antonio Maso e Rosa Tessari, entrambi scoperti un mese prima del duplice delitto dalla madre. La donna infatti troverà un giorno in taverna due bombole di gas e una sveglia che avrebbe dovuto suonare di lì a poco. Cresce nei genitori una forte preoccupazione che possa accadere qualcosa di brutto, cosa che avverrà nel mese di aprile, a distanza di un mese dal primo sospetto. “In quegli istanti non mi rendevo conto, non avevo davanti i miei genitori, ero troppo preso dal pensiero narcisistico di me stesso“, dirà a Maurizio Costanzo dopo aver ritrovato la libertà ed aver scritto il libro Il male ero io.
Pietro Maso, la sua nuova vita
Pietro Maso in libertà, la sua nuova vita. Spesso i titoli di cronaca parlano così di quell’uomo che ha 19 anni ha ucciso i genitori per ottenere subito l’eredità. Anche se ha scontato gran parte dei 30 anni di condanna che gli sono stati assegnati per il duplice delitto, Maso non è mai riuscito a riabilitarsi agli occhi dell’opinione pubblica. “Ho fatto ventidue anni di carcere. Oggi posso dire di essere un uomo libero“, dice invece nello speciale Pietro Maso: Io ho ucciso, in onda su Nove nella prima serata di oggi, giovedì 10 ottobre 2019. “Io ero il male. Eppure Papa Francesco ha avuto compassione di me“, dirà invece tre anni fa al settimanale Chi dopo aver ricevuto la telefonata del Pontefice. “Chiedo scusa per quello che ho fatto, chiedo preghiere per i miei colleghi di lavoro che mi hanno accettato nonostante quello che ho fatto“, scrive nella lettera indirizzata al Papa, prima di ricevere una sua chiamata. Fa anche una marcia indietro rispetto al movente che lo avrebbe spinto a togliere la vita al padre e alla madre: “i soldi li avrei avuti lo stesso“. Nella mente di Maso infatti il piano del delitto emerge ben prima del desiderio di avere una vita di lussi e stravizi. “Sono stato tanto malato da piccolo e i miei mi dicevano ‘Non andare a lavorare perché sei malato’, ‘Non uscire perché sei malato’. […] Non ne puoi parlare liberamente, perché i tuoi non vogliono. Allora stai in casa e soffri. Ecco forse questo disagio potrebbe essere la risposta a ciò che ho fatto“.