Pietro Mennea è di certo uno dei nomi più importanti presenti nella lista, facendo finta che ne esista una, dei campionissimi italiani nel mondo sportivo. Un nome che è stato urlato da tutti i tifosi e amanti dell’atletica e non solo in quella magnifica giornata a Mosca nel 1980, durante le Olimpiadi che gli valsero l’oro raccontato dalla mitica voce di Paolo Rosi, in diretta alla Rai. Una vittoria impressionante, vista la partenza a rilento e poi l’accelerazione finale dell’atleta nativo di Barletta, che gli valsero l’impresa con l’oro olimpico nei 200 metri. La moglie, Manuela Oliveri, è stata intervistata dai colleghi de Il Messaggero, ricordando il marito, scomparso nel 2013 con le sue abitudini: “Mennea conduceva una vita monacale, trecentocinquanta giorni l’anno di allenamenti durissimi nell’eremo di Formia”.



Analogie con un altro campione italiano, il giovane Filippo Tortu. La moglie di Pietro Mennea risponde così sull’accostamento: “Finalmente un italiano a medaglia sui 200 metri in Europa: 44 anni sono tantissimi. Pietro conobbe Filippo in Sardegna, attraverso parenti e amicizie in comune. Tortu era un bambino”, dice Manuela Oliveri che poi continua: “Penso che quell’episodio sia stato una molla formidabile per dedicarsi all’atletica. C’è anche un altro elemento: Filippo ha svolto il suo ciclo di studi alla Luiss, la stessa università di Pietro“.



PIETRO MENNEA, LA MOGLIE: “MIO MARITO COME JACOBS?”

Il nome di Pietro Mennea, però, non è solamente legato a Mosca 1980: è stato il primatista mondiale dal 1979 al 1996 con il tempo di 19″72. Dal 1979 al 2018, ha detenuto il record italiano dei 100 metri piani con il tempo di 10″01. La moglie del campione ha poi affrontato l’argomento Marcell Jacobs: “Jacobs è un figlio dei tempi moderni, in cui la presenza sui social accompagna le carriere degli sportivi“. Poi continua parlando delle possibili analogie con il marito: “Pietro era alto un metro e ottanta. Il suo peso forma era di sessantotto chili e riuscì a mantenerlo per vent’anni. Mi confidò che quello era stato il suo segreto: non avrebbe potuto reggere una massa muscolare superiore“.



“Nessuno come Pietro? “E’ stato unico per l’intero percorso di vita. Il suo vero motivo di orgoglio non furono i successi, ma la partecipazione a quattro finali olimpiche consecutive nei 200. Sentiva molto il ruolo di esempio“, dice orgogliosamente la moglie, che poi continua: “Ha dimostrato che con il lavoro e l’applicazione si può arrivare lontano. La stessa cosa avvenne con lo studio: quattro lauree, come le finali olimpiche”. Conclude poi Manuela Oliveri, parlando del rapporto del rapporto tra il marito e il tecnico Josè Mourinho: “Mourinho ricevette un libro dai genitori all’età di undici anni in cui si parlava di Pietro. Il loro primo incontro avvenne a Roma, nel 2010, alla vigilia della finale di Coppa Italia. Mou gli regalò un pallone con questa scritta: ‘A Pietro Mennea, un super campione, esempio per me e tanti innamorati di sport’. Lo conservo a casa”.