Nella giornata di oggi Pietro Orlandi – fratello della 15enne Emanuela sparita misteriosamente nel nulla sul territorio Vaticano 1983 senza lasciare nessuna traccia oltre a tantissimi dubbi – è intervenuto nello studio di Verissimo per parlare ancora una volta della sua eterna lotta per scoprire la verità su quanto accaduto più di 41 anni fa: una battaglia che non è ancora disposto ad abbandonare, continuando a dirvi convinto che la sua sorellina sia ancora viva perché – spiega a Silvia Toffanin – “sennò mi avrebbero fatto trovare i resti in qualche modo”.



Accusando le istituzioni – sia statili che vaticane – di non star facendo abbastanza per trovare risposta concrete a cosa sia accaduto ad Emanuela, Pietro Orlandi è tornare a calcare la mano sulla cosiddetta pista inglese che vorrebbe un trasferimento della ragazza a Londra ad opera (secondo il fratello) dello stesso Vaticano che per diversi mesi si sarebbe addirittura preso cura della ragazza: tesi sostenuta dai “famosi 5 fogli trovati all’interno di una cassaforte americana” che parlano di alcune “spese che il Vaticano avrebbe sostenuto per Emanuela” che “furono dichiarati subito falsi” e completamente ignorati dagli inquirenti.



A parlare a Pietro Orlandi dei fogli fu – spiega – Francesca Immacolata Chaouqui che gli disse anche dell’esistenza di “una stanza senza finestre” nascosta sotto alcune tombe in cui “nel 2014 è stata trovata una cassa che riguardava questioni legate ad Emanuela. Lei la portò Santa Maria Maggiore in cui stavano creando un archivio” e da quel momento se ne sarebbero perse le tracce: il contenuto della cassa è ignoto a Pietro – spiega che neppure Chaouqui sapeva dirgli cosa contenesse -, ma dal conto suo crede che si tratti di “documenti” o nel peggiore dei casi “dei resti di Emanuela“.



Pietro Orlandi: “Il carceriere di Emanuela a Londra era Vittorio Baioni, partì da Roma con lei”

Ad avvalorare ulteriormente la pista inglese – continua a spiegare uno sconfortato Pietro Orlandi a Verissimo – ci sarebbero anche le testimonianze di una persona che lui negli anni ha più volte citato senza fare il nome e che avrebbe personalmente contatto il fratello della 15enne scomparsa: “È un ex Nar, amico di persone come Fioravanti e altri coinvolti nella strage di Bologna – spiega rompendo per la prima volta il suo silenzio – [che] si chiama Vittorio Baioni“.

Tale Baioni – spiega e rivela Pietro Orlandi – “mi ha contattato e poi è sparito”, non era al corrente “dei motivi del rapimento” ed era solamente un addetto “alla gestione, stava lì assieme ad altri in un appartamento vicino e faceva piccole mansioni come la spesa” per la ragazza prigioniera; ma lo stesso gli avrebbe anche rivelato di essere salito sullo stesso “volo Roma-Londra” con la 15enne e che “rimase lì fino al ’97” prima di essere “mandato via” perdendo a sua volta cognizione di cosa ne sia stato della ragazzina.

L’ultimo atto di Baioni fu quello di “farmi il nome di un’altra persona del suo gruppo, Stefano Sderini, un altro dei Nar” che negli anni avrebbe fatto alcune telefonate anonime alla famiglia: quest’ultimo non ha mai avuto alcun contatto con Pietro Orlandi e lui suppone che attualmente “sia latitante in Sudamerica“; mentre su Baioni – interpellato da Ansa – ha spiegato di non sapere neppure se esista o se sia il suo vero nome, sottolineando che sperava “qualcuno [lo] cercasse”.