Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, è stato ospite a “Di Martedì” su La7, per commentare l’istituzione della Commissione Parlamentare che andrà ad indagare sulla scomparsa della sorella e di un’altra giovane scomparsa nello stesso periodo, Mirella Gregori. “Ho sempre avuto fiducia in questa Commissione, sono passati sì 8 mesi dal voto unanime alla Camera, ci sono stati tantissimi problemi perché c’è chi ha cercato di frenare questo progetto. Ma io devo essere onesto: ho sentito la vicinanza delle istituzioni anche questa volta. Perché il voto, fatta eccezione per un paio di senatori, è stato unanime” ha spiegato.



La Commissione “deve essere ancora costituita, ma spero che parta il prima possibile” ha aggiunto Orlandi. Questa “poi dovrà approfondire tutte le situazioni poco chiare che ci sono state negli ultimi 40 anni, a partire dai rapporti fra Stato italiano e Stato Vaticano. Se consideriamo che già due mesi dopo la scomparsa di Emanuela ci fu un invito fra la Presidenza del Consiglio e lo Stato Vaticano su questo rapimento, aprendo una falla che difficilmente si potrà chiudere. Questo fa capire che già due mesi dopo si sapeva cosa potesse esserci dietro questa storia”.



Pietro Orlandi: “Occorre capire il ruolo dei servizi segreti”

Sono molti gli interrogativi senza risposta sul caso di Emanuela Orlandi, scomparsa il 22 giugno 1983 mentre rientrava a casa dopo una lezione di musica. Secondo il fratello Pietro, che tanto ha spinto affinché venisse costituita una Commissione per indagare sulla scomparsa della giovane cittadina vaticana, sono tanti ancora i dubbi: “Occorre capire il ruolo dei servizi segreti. Sono scomparsi dei faldoni del Sismi che ha seguito questa storia nei rapporti con i servizi segreti stranieri, dalla Stasi al Gru, i servizi sovietici addirittura. Sono situazioni poco chiare che non sono mai approfondite” ha spiegato a La7.

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