Pietro Orlandi porta avanti una incessante battaglia per la verità sulla scomparsa della sorella Emanuela, rapita il 22 giugno 1983 a Roma e mai ritrovata. Trascorsi ormai 41 anni da quel giorno, la famiglia della 15enne, cittadina vaticana figlia del messo pontificio Ercole Orlandi, non ha mai avuto prova della sua morte e continua a cercarla nella speranza che possa essere viva.



Nel corso dei quattro decenni dal rapimento di Emanuela Orlandi – sparita misteriosamente poche settimane dopo la coetanea Mirella Gregori, anche lei svanita nel nulla nel cuore della Capitale -, si sono susseguite tante piste sul giallo più oscuro della cronaca nazionale. Dall’ipotesi di un intrigo internazionale – con il coinvolgimento di Servizi segreti italiani, esteri e del Vaticano sullo sfondo di una trattativa per la scarcerazione dell’attentatore di Papa Giovanni Paolo II, Ali Agca – al movente sessuale, nessuno scenario ha mai perso definitivamente terreno nel mosaico investigativo e nessuno, finora, ha mai portato alla svolta. Pietro Orlandi, ospite a Verissimo nella puntata del 22 settembre, non smette di ribadire le sue convinzioni sulla genesi del mistero.



Pietro Orlandi: “Ho le idee chiare su ciò che è successo, mancano le prove e le sto cercando”

In un recente intervento a UnoMattina Estate, prima di essere ospite a Verissimo, Pietro Orlandi ha dichiarato di essersi fatto un’idea precisa di cosa sia successo a Emanuela e di cosa stia succedendo oggi, quando al caso lavora una Commissione parlamentare di inchiesta che si occupa anche della scomparsa di Mirella Gregori. Le indagini riaperte nel 2023 a Roma e presso la Santa Sede, in mano al promotore di giustizia vaticano Diddi, finora non hanno portato a nulla di concreto e Pietro Orlandi tira dritto per arrivare alla verità sulla sorte di sua sorella.



Finché non avrò prove della morte di Emanuela, la cerco viva. Fino ad adesso non c’è stata nessuna prova. Io credo che se qualcuno avesse voluto chiudere questa storia, e se Emanuela fosse morta, avrebbero fatto ritrovare i resti. Io la mia ipotesi ce l’ho abbastanza chiara, il problema è che mancano le prove e le sto cercando. Io ho lei idee abbastanza chiare su ciò che è successo e su quello che sta succedendo in questo momento”.

Pietro Orlandi e le telefonate dopo la scomparsa della sorella: “I presunti rapitori chiamavano e dicevano…”

Poco dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi, la famiglia ricevette le telefonate di presunti rapitori e il fratello Pietro, ripercorrendo quei misteriosi contatti i cui mittenti non furono mai identificati (un telefonista, secondo una nuova consulenza fonica, sarebbe Marco Accetti, autoaccusatosi del sequestro e da molti ritenuto un mitomane).

Questo quanto dichiarato da Pietro Orlandi sulla genesi del rapimento della sorella e sui sequestratori: “Io credo che bisogni guardare le piste, da quella dell’intrigo internazionale a quella economica e quella sessuale, non separatamente. Mi ricordo quando i presunti rapitori chiamavano, dicevano: ‘Esiste un rapimento pubblico e uno sotterraneo’. Ho sempre pensato che il rapimento di Emanuela, una cittadina vaticana, non poteva essere oggetto di un ricatto così forte per lo Stato più potente al mondo. Credo che sia stato un ricatto pubblico per mascherare un ricatto sotterraneo. L’oggetto del ricatto, secondo me, era molto forte e colpiva direttamente i vertici del Vaticano e quelli dello Stato italiano. Sono convinto – ha aggiunto Pietro Orlandi – che c’è qualcuno che ha tuttora quell’oggetto del ricatto in mano e questo giustifica in qualche modo il silenzio e l’omertà che da 41 anni portano avanti con questa storia”.