Pietro Turano, uomo e attore omosessuale, ha preso la parola sulle colonne del quotidiano “La Repubblica” con un suo intervento incentrato sulla quinta stagione di “Skam Italia”, nel quale ha sottolineato che quando è emerso che uno dei temi centrali della serie sarebbe stato il disagio del protagonista con il proprio corpo, per le dimensioni del suo p*ne, “gran parte della risposta del pubblico, soprattutto femminile, è stata critica. Con toni talvolta del bullismo e della violenza, talvolta irrisori e sarcastici, talvolta sminuitivi. Ho ricevuto messaggi come ‘a noi di un maschio che piange non frega un cazzo, soprattutto se lo fa perché ce l’ha piccolo’ oppure ‘il patriarcato è un modello costruito sul privilegio maschile e gli oppressori non possono essere oppressi'”.



Nella sua riflessione, Pietro Turano ha messo in evidenza che come uomo gay, da sempre oppresso dal patriarcato, “mi sono sentito ferito. Il patriarcato è un modello culturale e sociale finalizzato al controllo e alla conservazione del potere da parte degli uomini, che per sua natura si basa sul predominio maschile nonché sull’oppressione sistemica delle minoranze. Viene da sé che in un mondo pensato, costruito e regolato da questa cultura, tutto ciò che la minaccia o non ne garantisce la continuità costituisca un problema da sopprimere. Nei movimenti femministi si è andata costruendo una consapevolezza, un’autocoscienza e anche una risposta, da parte di chi ne subiva i maggiori effetti”.



PIETRO TURANO: “LA SOCIETÀ CHIEDE DI LEGITTIMARE UN SISTEMA VIOLENTO”

Nel prosieguo dell’intervento su “La Repubblica”, Pietro Turano ha detto che “il patriarcato ha bisogno di precisi canoni: produce e promuove dei modelli di genere a sé funzionali e solo attraverso l’adesione a questi modelli, da parte sia di uomini che di donne, si garantisce al sistema di potersi reggere e replicare, aggiornarsi e riorganizzarsi […]. Il sistema si fonda su una bugia: quei modelli di uomo e donna a cui viene chiesto di aderire non esistono, e la rincorsa per raggiungerli permette di strutturare il potere e le gerarchie, mettendoci in guerra fra di noi. Tutte le persone di genere femminile o non normative lo hanno sperimentato sulla propria pelle, perciò molte di queste hanno scelto una posizione critica. Al contrario, le persone di genere maschile o socializzate come tali, vivendo una condizione di maggiore privilegio, hanno colto meno spesso l’opportunità per immaginarsi in modo non patriarcale”.



Proprio per questo, a giudizio di Pietro Turano, mettere in discussione i modelli, i ruoli, gli stereotipi associati al maschile come fa “Skam” può essere un ottimo strumento di lotta al patriarcato. Altrimenti, si consuma una guerra con gli stessi strumenti usati proprio dal patriarcato: oppressione, senso di colpa, gerarchie di valore. Il privilegio “esiste e ogni persona ne ha più o meno di altre a seconda del punto di vista: negarlo sarebbe un altro fatto disonesto. Ma chi determina gerarchie di valore e di potere? Le logiche oppressive, come il patriarcato. Se la lotta al patriarcato si trasforma nella guerra contro i maschi, vince il patriarcato. Se invece ammettiamo che la società chiede a tutti gli uomini e le donne di legittimare un sistema violento, il patriarcato perde”.