Appena avuta dagli amici di Belo Horizonte la notizia che il Signore ha chiamato a sé don Pigi Bernareggi, ho avuto un senso di smarrimento e di dolore per la sua perdita; dopo pochi istanti però, pur permanendo il dolore, ho sentito una strana gioia. Questo è il traguardo del Pigi: la pienezza che aveva cominciato a pregustare sin dal primo incontro con don Giussani al Liceo Berchet. Detto fuori dai denti, con tutta la prudenza che la Chiesa raccomanda, si è affermato in me un pensiero dominante: un nostro amico è tra le braccia del Padre. Gloria di Cristo e redenzione dell’uomo.
Don Pigi, andando in Brasile per suggerimento del cuore grande di don Giussani, che considerava la grazia dell’incontro grande quanto tutto il mondo, ha scelto di vivere a Belo Horizonte nella favela “Primeiro de Maio”, testimoniando con i più poveri la bellezza di Cristo.
Quando anch’io sono andato in Brasile e l’ho visto in azione nella periferia povera di Belo Horizonte, circondato da un popolo, insieme a Rosetta, a don Virgilio Resi e a tanti amici sacerdoti e laici ho detto: qui c’è Gesù. È stato lo stesso stupore che ho provato dinanzi alla triste notizia ricevuta l’altro ieri: don Pigi è presente!
In lui c’era già qualcosa che superava l’istante, che era più grande di tutte le iniziative sociali messe in atto; e che ora è più grande della morte. Nel clima concitato di quel tempo, con tutte le polemiche sulla teologia della liberazione, Pigi si poneva ad un altro livello proprio nella battaglia del servizio ai poveri, considerandoli soggetti vivi da amare come il volto di Cristo. In questo ha messo tutta la sua vita. Diverso da tutti gli schemi, all’opposto di ogni ideologia, libero da ogni ruolo nella Chiesa e nel Movimento. Pura testimonianza profetica del carisma, calata nella realtà.
Negli incontri che ho avuto con lui era di una immediata cordialità, insieme ad una intelligenza superiore su fatti e situazioni concrete. Con un giudizio chiaro sulla vita della Chiesa e con una professionalità che lo ha portato a scrivere un manuale di Dottrina Sociale della Chiesa. Presentazione sistematica delle fonti che sta per uscire con una prefazione del cardinale Angelo Scola.
Lo caratterizzava un uso della ragione imparato da don Giussani sin dai banchi del Berchet, che lo aveva spalancato al Mistero e introdotto all’esperienza comunitaria della fede. Creava comunione come ai tempi dei raggi del Berchet, sia che si trovasse tra i favelados, sia che predicasse un ritiro tra i seminaristi indios dell’Amazzonia, sia che fosse sul palco del Meeting di Rimini.
Come presbitero si è incardinato nell’arcidiocesi di Belo Horizonte e vi è rimasto tutta la vita, scegliendola come la terra santa che il Signore gli aveva affidato, mai dimenticando gli amici della prima ora. E questi, accompagnandolo nella missione, gli dedicarono una canzone: Rossa Sera Belo Horizonte, che è diventata un ritornello per me e penso per i missionari, sacerdoti, laici e laiche che sono partiti per le missioni, particolarmente in America latina.
La terra rossa di Belo Horizonte, nello Stato di Minas Gerais del Brasile, è quella terra che nell’ultima strofa culmina in un giudizio che ci pervade di meraviglia: “Rossa valle di quel mattino: Gesù Cristo ci ha giudicato. O fratello ti ho ritrovato, terra rossa t’ha impolverato”. E don Pigi impolverato di terra rossa è giunto a quel mattino mentre tutto il popolo che ha generato prega, piange e canta: “padre Pigi entra nella gioia del tuo Signore e ricordati di noi”.
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