L’Istat ha pubblicato ieri le stime preliminari del Pil relative al primo trimestre del 2022. Da esse emerge una piccola retromarcia della crescita economica dell’Italia, peraltro attesa, che interrompe il precedente percorso di recupero degli effetti economici della pandemia.
Nel primo trimestre, infatti, il Pil reale dell’Italia, dunque espresso al netto della variazione dei prezzi e come di consueto corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, risulta diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e cresciuto del 5,8% rispetto allo stesso trimestre del 2021, che era stato ancora interessato, lo ricordiamo, dagli effetti della terza ondata della pandemia. Si attenua dunque al 5,8% il dato tendenziale di crescita rispetto al 6,2% nel quarto trimestre. La crescita acquisita per il 2022, quella che si verificherebbe in media d’anno se per tutti i tre trimestri restanti il Pil reale restasse fermo al livello del primo, si riduce in conseguenza al 2,2% dal 2,3% del trimestre finale dello scorso anno.
A cos’è dovuto questo piccolo calo? Possiamo farcene un’idea esaminando il piccolo dettaglio che l’Istat ha dato riguardo alle componenti settoriali sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta. Per quanto riguarda la prima è segnalato, come nel trimestre precedente, un contributo positivo della domanda interna complessiva (che comprende consumi privati, consumi pubblici e investimenti) e invece un contributo negativo della domanda estera netta, derivante dunque da un andamento negativo dell’export, peggiore rispetto all’import, e il cui segno si è riverberato sull’intero aggregato del Pil. Dal lato dell’offerta si segnala invece un contributo negativo del comparto dei servizi, stazionario per l’industria e di segno positivo per il comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca.
Il Grafico 1 mostra il percorso di recupero dopo la caduta pandemica, evidenziando come, dopo il quasi raggiungimento a fine 2022 del livello del Pil ante pandemia, dunque di fine 2019, ci sia stato un nuovo ma molto ridotto allontanamento. Infatti, se poniamo uguale a 100 il livello del quarto trimestre 2019, otteniamo un valore di 99,8 per il quarto trimestre 2021 e di 99,6 per il primo trimestre 2022. Meno di mezzo punto percentuale ci manca al completo raggiungimento del livello pre-Covid dopo aver recuperato 17 punti e mezzi dei quasi 18 persi nella prima tragica ondata della pandemia durante il primo semestre del 2020.
Grafico 1 – Pil reale dell’Italia (Indici IV trim. 2019 = 100)
Il dato congiunturale dell’Italia è l’unico con segno meno tra i Paesi dell’area Euro che hanno già pubblicato i loro dati per il primo trimestre. Infatti, in base ai dati comunicati dall’Eurostat, la Germania ha realizzato un +0,2% sul trimestre precedente (ma era diminuita nel quarto trimestre 2021), la Spagna e il Belgio un +0,3% e la Spagna un +0,4% mentre la Francia è rimasta ferma. Fuori scala, invece, i valori di Austria e Portogallo con un +2,5% e un +2,6% rispettivamente. Solo fuori dall’area Euro si ha un dato negativo ed è la Svezia con un -0,4%. Nel complesso i Paesi dell’area Euro hanno avuto una crescita dello 0,2% sul trimestre precedente e del 5,0% sullo stesso trimestre del 2021.
Se invece estendiamo il confronto dei Paesi rispetto allo stesso trimestre del 2021 vediamo un dato record per il Portogallo con un +11,9% seguito dall’Austria con l’8,7%, dalla Spagna con il 6,4% e dall’Italia col 5,8%. Seguono la Francia col 5,3%, il Belgio col 4,6%, e chiude la Germania col 3,7%%
Grafico 2 – Tassi di crescita del Pil reale nel I trim. 2022
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