L’Istat ha comunicato le stime preliminari del Pil italiano nel III trimestre dell’anno, le quali mostrano un incremento reale, dopo la consueta correzione del dato grezzo per gli effetti di calendario e destagionalizzazione, dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Il terzo trimestre ha avuto infatti tre giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al terzo trimestre del 2021.



Pur confermando un rallentamento atteso – infatti, la crescita è inferiore alla metà rispetto al trimestre primaverile – questi dati sono estremamente positivi, rappresentando  il settimo trimestre consecutivo di questa fase espansiva del Pil, e sono migliori di ogni previsione ufficiale formulata, tutte precedute dal segno meno. Infatti, ancora lo scorso 21 ottobre, nel pubblicare il suo Bollettino economico trimestrale, la Banca d’Italia così scriveva: “Secondo il valore centrale delle nostre stime, in Italia il prodotto sarebbe marginalmente diminuito nel trimestre estivo, anche per effetto dei forti aumenti dei costi energetici e dell’incertezza sull’evoluzione della guerra in Ucraina. Al lieve calo della produzione industriale si aggiungono segnali di indebolimento nelle costruzioni. L’attività nel terziario sarebbe per contro rimasta stabile, grazie al contributo ancora positivo dei comparti turistico e ricreativo. Dal lato della domanda, la spesa delle famiglie è frenata dalla perdita di potere d’acquisto dovuta all’elevata inflazione. Le imprese intervistate fra agosto e settembre nell’ambito delle nostre indagini manifestano un maggiore pessimismo sulle condizioni per investire, connesso con la protratta incertezza”.



In realtà non è andata così in quanto, come ci informa l’Istat, il dato complessivo deriva da un contributo negativo sia del comparto agricolo quanto di quello industriale, tuttavia più che compensati dal contributo dei servizi. In sostanza, la ripresa consistente che in estate ha beneficiato il turismo in Italia, sia da parte degli italiani sul territorio nazionale che, soprattutto, degli stranieri, con i suoi effetti su trasporti, alloggi, ristorazione e altre attività del tempo libero, ha svolto la funzione di motore trainante della crescita.

Poiché inoltre la crescita acquisita per il 2022, dunque il dato medio che si verificherebbe se nel quarto trimestre il Pil reale restasse allo stesso identico livello, è pari al 3,9%, essa getta una luce anacronistica sulle previsioni più recenti formulate sull’economia italiana, caratterizzandole come pessimiste. Infatti, il Governo ha indicato alla fine di settembre nella Nadef, la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, un dato annuale pari solo al 3,3%, lo stesso previsto dalla Banca d’Italia nel recente Bollettino economico, mentre il Fondo monetario internazionale ha indicato il 3,2% nelle recenti previsioni d’autunno. Tuttavia, affinché queste previsioni si avverino è necessario un quarto trimestre negativo e con una recessione severa, di entità tutt’altro che trascurabile che allo stato attuale delle cose non appare probabile.



Come illustrato nel Grafico 1, chi prevede l’intero anno 2022 al 3,2% sta prevedendo anche, implicitamente, un quarto trimestre al -2,7% rispetto al terzo, mentre chi lo prevede al 3,3% sta ipotizzando un -2,3% nel quarto. Sembra dunque opportuno archiviare già come eccessivamente pessimiste queste due previsioni. Se al loro posto ipotizziamo un calo dell’1% nel quarto trimestre rispetto al terzo, allora l’anno chiuderebbe con un Pil al +3,6%, che è ben diverso rispetto ai numeri precedenti e posizionerebbe inoltre l’Italia al miglior posto per crescita tra i maggiori Paesi dell’Euro area dopo la Spagna.

Grafico 1 – Il Pil reale dell’Italia nel 2022 (Variaz. %)

Un’altra notizia positiva è il posizionamento del nostro sistema economico rispetto alla caduta consistente prodotta dal Covid nel 2020 e recuperata solo in parte nel 2021. Come illustrato nel Grafico 2, dopo aver raggiunto il livello di Pil reale dell’ultimo trimestre 2019, ante-Covid, già nel quarto trimestre dello scorso anno, i tre trimestri trascorsi del 2022 ci hanno portato complessivamente a un +1,8% rispetto al livello pre-Covid, il dato migliore tra i paesi del sud Europa che più furono colpiti dall’epidemia.

Grafico 2 – Pil reale dell’Italia (Indice 2019 IV Trim. = 100)

In conclusione permetteteci di ricordare chi il dato del Pil del terzo trimestre lo aveva previsto giusto, pur non disponendo di sofisticati modelli econometrici né di dati analitici preliminari sull’andamento dell’economia reale. Infatti, lo scorso 21 ottobre così scrivevamo su queste pagine per i lettori del Sussidiario: “Tutte queste informazioni (sul buon andamento del turismo e dei servizi) ci fanno escludere che il Pil reale dell’Italia possa essere diminuito già nel terzo trimestre, mentre appare più probabile un suo ulteriore anche se moderato incremento, stimabile tra i tre e i cinque decimi di punto. Ma se così fosse la crescita acquisita dell’Italia per il 2022 sarebbe salita a fine settembre al 3,8% o 3,9% dal 3,6% di giugno, rendendo pessimistica e di fatto impossibile tanto la previsione del Fmi di una crescita solo al 3,2% quanto quella governativa al 3,3%”.

Visto che allora avevamo visto giusto permetterci di riprendere la stessa analisi con cui si chiudeva quel contributo, a nostro avviso tuttora valida: “Ovviamente il 2023 resta fortemente incerto, ma la sua incertezza, e la caduta economica eventuale, dipende per tre quarti o quattro quinti dalla crisi del gas e dai provvedimenti che saranno adottati in sede europea ma soprattutto in sede interna, da parte del nuovo Governo italiano, per contrastarla. L’Italia a nostro avviso ha beneficiato nell’anno in corso di una tendenza alla crescita, alimentata dai consumi delle famiglie che vi hanno speso parte dei risparmi forzosamente accumulati durante il biennio del Covid e dei lockdown. Con gli stessi risparmi hanno sinora pagato le alte e crescenti bollette del gas e della luce. Questa tendenza è destinata a invertirsi, ma non riteniamo che ciò sia già avvenuto e dunque opportuni provvedimenti di politica economica, da adottarsi rapidamente, potrebbero sensibilmente limitare i danni. Il 2022 si chiuderà in ogni caso positivamente, con risultati tra i migliori delle economie sviluppate e dei maggiori paesi Ue. L’incertezza è principalmente sul trascinamento della crescita, sull’eredità che l’anno in corso lascerà al prossimo, che è però tutta da definirsi nel quarto trimestre e dunque possibile oggetto di scelte incisive di politica economica”.

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