Economia mondiale in crescita, inflazione ancora elevata, e rischi orientati verso il basso. Questa la sintesi che emerge dall’ultimo Economic Outlook diffuso ieri da Ocse. Il Pil mondiale ha visto una revisione al rialzo rispetto alle precedenti stime e nel corso del 2022 si attesterà al +3,1%. Confermato, invece, il rialzo del prossimo anno a quota +2,2%, mentre nel successivo 2024 la ripresa vedrà un ulteriore segno più attestandosi al 2,7%. Dal rapporto non si palesa il rischio-recessione globale che, viceversa, lascia il posto a un rallentamento complessivo per il 2023.
Osservando le singole aree geografiche, nell’area asiatica si registrerà un significativo arretramento per la Cina, mentre il Giappone metterà a segno un sostanziale incremento: non solo per l’anno in corso (+1,6%) ma anche per l’ormai imminente 2023 che vedrà un ulteriore saldo positivo dell’1,8% seguito, infine, da un più modesto +0,9% per il 2024. Seppur marginale (se comparata a questi due principali Paesi) anche le sorti della Corea vivranno un ritrovato ottimismo nel prossimo biennio: +1,8% (2023) e +1,9% (2024). A essere invece penalizzata è l’area Euro con una crescita dello 0,5% (2023) e una Germania che, insolitamente, si vedrà isolata in territorio recessivo (-0,3%) nel corso dei prossimi mesi (intero anno 2023). Oltreoceano, gli Stati Uniti registreranno un +1,8% (2022) per successivamente arretrare al +0,50% (2023) e, infine, capitolare in direzione della parità (+1%) nel corso dell’ultimo anno oggetto di rilevazione (2024).
Ancora una volta sarà l’inflazione a influenzare (negativamente) le economie dei singoli Paesi e, nonostante il suo moto venga proiettato in direzione ribassista, all’interno dei confini dell’Eurozona i valori dei prezzi al consumo stazioneranno all’8,3% per quest’anno; anche per il 2023 si vivrà un elevato caro vita stimato al 6,8% per poi, invece, subire un netto ridimensionamento al 3,4% nel corso del 2024. Negli Usa la corsa dei prezzi vedrà entità ridotte, ma, pur sempre eccessive: 6,2% nel 2022, 3,5% e 2,6% nel biennio a seguire.
Complessivamente, l’insieme delle attuali stime in tema di inflazione appare confermare all’unisono come i precedenti outlook delle banche centrali (Fed e Bce) siano – al momento – assai distanti dai rispettivi target.
E a contrastare tale distanza Ocse mostra le sue proiezioni in materia di rialzo di tassi di interesse: una dinamica complessivamente omogenea che imputa a ciascuna banca centrale un sentiero all’insegna della salita ben oltre i quattro punti percentuali (5% per la Fed) già nel corso del prossimo anno. Per la Bce, nel secondo trimestre del 2023 viene individuato un approdo al 4,25% (rif. tasso di riferimento principale) con prolungato stallo fino al 2024.
A seguito di queste osservazioni (inflazione e tassi di interesse in crescita) è obbligatorio un rimando specifico all’Italia poiché, nell’insieme dei Paesi appartenenti all’Ocse, risulta essere la nazione con il maggior rischio in funzione del proprio debito pubblico.
Alvaro Santos Pereira, il capo economista dell’Ocse, ha commentato così le prospettive economiche del Bel Paese: «Per l’Italia prevediamo 0,2 punti di crescita nel 2023 e poi un rimbalzo della crescita nel 2024 (1%). Pensiamo che le politiche attuate oggi cominceranno ad avere un impatto nel 2024 e pensiamo che ci sarà una rimbalzo dell’economia italiana». Inoltre, «ripeto quello che già da tempo diciamo sull’Italia: prima di tutto ciò che è importante per l’Italia è la prudenza di bilancio perché c’è comunque un indebitamento abbastanza forte e quindi serve prudenza. Nel contempo, credo sia importante attuare le riforme strutturali che sono necessarie e che sono un vero problema per l’economia italiana da tanto tempo» (Ansa).
E questo richiamo Ocse alla “prudenza”, a una cosiddetta “prudenza di bilancio”, sembra essere il mantra dell’attuale Governo che, in sede di manovra approvata, ha orientato il proprio lavoro: «Abbiamo seguito una linea prudente, responsabile e sostenibile, come avevamo detto durante l’illustrazione della Nadef. Aggiungo anche coraggiosa ed equa», così il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha commentato in conferenza stampa la neonata Legge di bilancio.
Un approccio “prudente” sarà sufficiente alla gestione del debito pubblico nazionale? Al 146,5% (2022), al pari del 144,4% (2023) e del 143,3% (2024) – ovvero le stime attuali stime Ocse sul nostro debito – basterà un così prudenziale agire? Vedremo, se con il trascorrere dei mesi, alla corretta e doverosa “prudenza”, seguirà la successiva virtù della “giustizia” che, attraverso i numeri, potrà rappresentare la sola realtà dei fatti.
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