Dopo una lunga campagna elettorale, non finita, come noto, il giorno delle elezioni, oggi possiamo dire, con certezza, che Joe Biden è il quarantaseiesimo Presidente degli Stati Uniti. Così hanno confermato, coerentemente con il mandato popolare, i grandi elettori e il vecchio Joe (un po’ “sleepy” per il suo avversario) giurerà, come da tradizione, il prossimo 20 gennaio. Il tempo, insomma, delle proposte, e delle promesse, è finito e il nuovo “comandante in capo” sarà chiamato a governare il Paese e sulle scelte messe in campo verrà, dal 21 gennaio, giudicato, quotidianamente, dai suoi concittadini.



Ciò premesso, oggi è il momento in cui capire cosa, plausibilmente, aspettarci, nei prossimi 4 anni, dall’amministrazione americana. Dal punto di vista economico, ad esempio, si scommette non solo di far tornare le cose come erano prima, ma, addirittura, di ricostruirle meglio. Biden e il suo team, insomma, dichiarano che non saranno soddisfatti fino a quando l’economia americana non comincerà a dare frutti per tutti.



Ci si propone, in questo quadro, di mobilitare la produzione e l’innovazione per garantire che il futuro sia fatto in America e in tutta l’America. Si evidenzia, infatti, l’importanza di (ri)portare a casa catene di approvvigionamento critiche in modo da non dipendere da altri Paesi nelle crisi future. Un primo passo per (ri)costruire una solida base industriale e catene di fornitura guidate da piccole imprese anche con l’obiettivo di mantenere, e creare, milioni di posti di lavoro ben retribuiti, e garantiti, nel settore manifatturiero e tecnologico in tutto il Paese.



Si punta poi a mobilitare l’ingegno americano per costruire un’infrastruttura moderna e un futuro energetico più equo e pulito. Questo significherà, nello specifico, investire in un sistema infrastrutturale moderno e sostenibile fatto di strade e ponti, reti energetiche e scuole, ma anche della banda larga universale. Contribuire, insomma, a costruire un’economia basata sull’energia pulita creando, allo stesso tempo, milioni di posti di lavoro ben pagati e garantiti.

Si scommette poi sulla capacità di mobilitare il talento, e il cuore, degli americani per costruire una forza lavoro nell’educazione e nell’assistenza adeguata alle sfide dei nostri tempi. La pandemia, ancora in corso, ci ha ricordato, infatti, quanto siano difficili questi lavori e quanto siano sottovalutati coloro che li fanno. Il Presidente Biden, in questa prospettiva, si impegnerà a rendere molto più facile la possibilità di permettersi l’assistenza all’infanzia e assicurerà che i parenti anziani e le persone con disabilità abbiano un migliore accesso all’assistenza domiciliare e comunitaria.

Allo stesso tempo ritiene necessario aumentare la retribuzione e le opportunità professionali per i caregiver e gli educatori, creare, così, milioni di nuovi posti di lavoro ben retribuiti in questi settori.

Solitamente l’Europa imita e copia le scelte fatte al di là dell’oceano e le implementa nei suoi sistemi. A leggere, però, queste proposte sembra, forse, che, per la prima volta, il progetto del Presidente degli Stati Uniti sia quello di far diventare il suo grande Paese e un po’ più simile alle migliori esperienze che già operano nel Vecchio continente. Potremmo quasi dire che segue il “sogno europeo” e il suo modello di economia sociale di mercato della cui validità, e attualità, pur con tutti i suoi limiti, nel nostro Paese spesso ci sembriamo dimenticare.