Il Governo attende il 23 settembre per approvare in via definitiva il Piano strutturale di bilancio da inviare a Bruxelles. Dopodiché potrà concentrarsi sulla messa a punto della Legge di bilancio. Maurizio Gardini, Presidente di Confcooperative, non ha dubbi sui provvedimenti che la manovra dovrebbe contenere: «La priorità va al taglio del cuneo fiscale e previdenziale. Una misura che è in primis nell’interesse dei lavoratori e delle famiglie. Avere più soldi in busta paga significa migliorare la qualità della vita delle famiglie e sostenere i consumi perché ci sono pezzi di economia che vanno e pezzi di economia che arrancano. Il mondo imprenditoriale si è fatto carico di molti rinnovi contrattuali nel 2024. La nostra proposta è tassare in forma ridotta gli aumenti contrattuali che al momento subiscono una forte riduzione fiscale che riduce molto gli incrementi di reddito per i lavoratori. Moto positiva l’introduzione del quoziente familiare a cui sta lavorando il ministro Giorgetti».



Rispetto alle decisioni della Bce, lei ha espresso più volte la necessità di tagliare i tassi. È soddisfatto?

Too little too late. Troppo poco e troppo tardi. Sono servite sei riunioni della Bce in nove mesi per tagliare di mezzo punto i tassi. Due timidi passettini a giugno e a settembre. Occorrerà  proseguire con tagli più coraggiosi per alleggerire i costi di accesso al credito per le imprese. Il piatto piange e languono gli investimenti scoraggiati da condizioni ancora troppo onerose. Dobbiamo rilanciare gli investimenti. I tassi alti danneggiano tutti: le famiglie, il Tesoro che deve corrispondere interessi molto onerosi sul debito, una bolletta da 100 miliardi l’anno, e ricordo che nei servizi solo un’impresa su due riesce ad accedere al credito.



Come vede la situazione del mercato del lavoro. Cosa si dovrebbe fare per risolvere le criticità ancora presenti, come il mismatch tra domanda e offerta?

Puntare di più sulla formazione quale potente strumento di politiche attive del lavoro. Abbiamo da un lato l’intelligenza artificiale che rischia di far scivolare parte dei lavoratori in obsolescenza formativa e dall’altro abbiamo oltre due milioni di Neet, donne e uomini che non si formano e non lavorano mentre le imprese cercano figure professionali. La mancanza di personale per le nostre cooperative è il principale ostacolo alla loro crescita, per una su due è un problema ormai strutturale. Da 24 mesi la scarsità di manodopera rappresenta il principale fattore che limita la competitività. Oltre 34.500 lavoratori introvabili. Erano 30.000 sei mesi fa. Investire sulla formazione è una delle poche soluzioni possibili.



Giovani e donne rimangono i soggetti ancora più penalizzati nel mercato del lavoro. Quali azioni andrebbero intraprese dalla politica e dalle imprese per cambiare realmente rotta?

Gli sgravi a chi assume giovani e donne e residenti al Sud rappresentano un segnale importante in questa direzione. Sogno un Paese più generoso dove sia data maggiore opportunità alle donne, con politiche di conciliazione affinché possano essere attive e non ai margini, dove sia data la possibilità a giovani e meno giovani di essere parte attiva nel mercato del lavoro, dove l’intelligenza artificiale non mette a rischio il lavoro di tante persone. Abbiamo 2,4 milioni di donne che rinunciano a trovare lavoro per motivi familiari. Collegare in modo innovativo mondo della formazione e mondo del lavoro, aggiornare i percorsi di studio, valorizzare gli istituti tecnici, orientare meglio i giovani nella scelta delle università e avere una rosa di figure formate più eterogenea possono contribuire in un’ottica di medio lungo periodo a riequilibrare domanda e offerta di lavoro.

C’è ancora spazio per la cooperazione in un mondo sempre più socialmente frammentato, dove sembra prevalere l’individualismo?

La cooperativa nasce dalla necessità di offrire beni o servizi alla collettività e dare reddito e occupazione al singolo. Una doppia necessità intramontabile. Una mutualità interna che si coniuga con la visione di mutualità esterna. Coniugare il benessere delle comunità e dei territori con quella del singolo legittima il riconoscimento costituzionale della funzione sociale della cooperazione.

Quale ruolo hanno e possono avere le cooperative per favorire lo sviluppo del Paese?

Dall’Europa arriva un richiamo forte all’economia sociale che deve contribuire alla tenuta della coesione sociale. Qui sta il senso più autentico di un lavoro a misura di persona che genera valore vero di convivenza e partecipazione. Le cooperative lo fanno anche nelle nuove forme di neo mutualismo, dai workers buy out dove i lavoratori diventano imprenditori di se stessi salvando l’impresa in default, alle cooperative di comunità la cui grande sfida è quella di contrastare l’abbandono e lo spopolamento di 5.000 comuni delle aree interne del Paese. L’esasperato edonismo capitalistico crea diseguaglianze e fratture. C’è bisogno di pluralismo imprenditoriale e di passare dall’economia dell’io all’economia del noi, ecco perché la formula imprenditoriale cooperativa resta di grande attualità.

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