Le reazioni di fronte al cambiamento oscillano dall’entusiasmo alla diffidenza. L’unica certezza è che l’evoluzione passa inevitabilmente attraverso uno stravolgimento delle abitudini sociali. La tecnologia 5G è l’evoluzione che stiamo vivendo ed è un’immensa opportunità sociale ed economica in grado di cambiare radicalmente molti settori del mercato, quanto meno per come siamo abituati a vederlo oggi. Rappresenta l’anello di congiunzione tra due generazioni di comunicazione, cambierà gli scenari per molte professioni, per interi comparti industriali trasformando il presente in trapassato futuro.
Ma andiamo per gradi. Il 5G non è solo un upgrade tecnologico, è una rivoluzione in grado di tracciare un solco tra passato e presente, e non solo nel mondo delle TLC. Il coinvolgimento è globale, riguarda le abitudini di tutti i giorni partendo dalle nostre case, arrivando alle città informatizzate. Domotica, smart cities, guida autonoma, home working… ancora non abbiamo chiari i confini, sempre ammesso che ve ne siano.
Tutto si basa sulla “velocità”, la chiave di volta del salto generazionale rappresentato dal 5G. Velocità e capillarità delle trasmissioni: i terminali perennemente interconnessi saranno in grado di scambiarsi informazioni in tempi talmente rapidi da consentire interventi umani laddove fino a oggi il limite era la fantasia. Ma fin qui niente di nuovo.
Ormai tutti sanno che sarà possibile salvare migliaia di vite umane grazie a mezzi di soccorso interattivi, magari a guida autonoma in città smart, che altre migliaia di persone la cui vita oggi dipende dalla possibilità di gestire interventi da remoto potranno essere salvate… ancora non riusciamo a comprendere appieno le infinite opportunità socio-sanitarie che l’applicazione capillare di questa tecnologia può comportare. Quindi pare nulla osti la diffusione del 5 e (in futuro) del 6G. Ma non è così.
Esiste sempre un rovescio della medaglia, e non mi riferisco all’impatto ambientale. I rumors legati all’elettrosmog sono totalmente infondati, e gli addetti ai lavori lo sanno bene. Le emissioni delle cosiddette antenne (BTS) di per sé sono largamente meno inquinanti rispetto alle tecnologie oggi presenti sul territorio. Lo sono in senso assoluto perché i campi elettromagnetici generati sono meno invasivi e lo sono in senso relativo, nella misura in cui la tecnologia 5G consentirà di eliminare le emissioni di un numero importantissimo di fonti oggi utilizzate da attori non legati alla telefonia mobile.
In termini di elettrosmog, le BTS dei gestori di telefonia rappresentano solo una parte marginale del problema. Ripetitori audio/televisivi, servizi pubblici ecc., richiedono coperture “radio” con emissioni dai valori altissimi sia in termini di intensità che di capillarità. E ancora: i “gestori” stessi sarebbero ben felici di smobilitare le strutture dedicate a frequenze/servizi ormai praticamente inesistenti, cosa realizzabile grazie all’avvento del 5G.
Ma l’aspetto più importante risiede nelle implicazioni sociali legate all’utilizzo delle tecnologie del futuro, nel bene e nel male. Negli Usa, ad esempio, le associazioni sindacali si stanno interessando ai fattori di smobilitazione occupazionale legati alla progressiva compressione produttiva dei motori endotermici in favore dell’elettrico che di per sé risulta meccanicamente assai meno complesso. Inutile dire che la diffusione massiva dei veicoli elettrici a guida autonoma è legata all’interattività tra gli oggetti (IOT), cioè alla velocità con cui questi riusciranno a comunicare tra di loro. E torniamo a bomba alla tecnologia 5/6…G e al nuovo mondo a essa connesso.
Nel contempo si vanno ad aprire nuovi scenari professionali, nuove opportunità riservate a tutti coloro che saranno in grado di comprenderne per tempo la portata. In Italia lo scenario sociale diventa piuttosto torbido. Si sposteranno miliardi di euro, intere filiere spariranno e altre nasceranno, il cambiamento è già in atto. Le persone che maggiormente stanno subendo e sempre più pagheranno il prezzo dell’evoluzione tecnologica appartengono ovviamente a fasce anagrafiche e sociali ben precise, cioè tutti coloro le cui professionalità non comportano l’impiego di tecnologie evolute. I “tecno addicted” indipendentemente dall’anagrafe troveranno nuovi spazi professionali e relazionali alimentando interi comparti imprenditoriali che potremmo definire Evolution Business, la nostra parola d’ordine.
Un comparto economicamente strategico, che può riservare grandissime opportunità, è quindi la formazione che, opportunamente strutturata, può consentire alle persone di garantirsi un futuro professionalmente e socialmente appagante. Esistono anche in questo senso attività di spessore, ma scarsamente pubblicizzate in grado di generare nuove opportunità, a partire proprio da un nuovo mondo perennemente interconnesso, “always on” all’universo del 5G.