Arrivano segnali positivi e incoraggianti per l’economia italiana. L’Istat, infatti, ha rivisto al rialzo la stima iniziale relativa al Pil del primo trimestre, portandola da -0,2% a +0,1%. Secondo Lilia Cavallari, Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, inoltre, il secondo semestre dell’anno “parrebbe avere una dinamica positiva”.
Come spiega Mario Deaglio, professore emerito di Economia internazionale all’Università di Torino, il dato diffuso ieri dall’Istat è molto importante, per quanto la revisione della stima sia stata di soli tre punti decimali: «Passare da un segno negativo a uno positivo è senza dubbio un toccasana per le aspettative e allontana anche lo spettro di una recessione tecnica, per quanto resti innegabile un rallentamento dell’economia».
I dati dell’Istat registrano in effetti un calo congiunturale dei consumi (-0,6%), ma anche un rialzo (+3,9%) degli investimenti fissi lordi. Cosa significano questi numeri?
Che i rincari energetici e di alcuni prodotti alimentari che fanno parte del cosiddetto carrello della spesa hanno inciso sui consumi degli italiani. Non dobbiamo poi trascurare il fatto che il trimestre precedente è quello contraddistinto dalle spese per i regali di Natale e che la guerra in Ucraina, iniziata a fine febbraio, ha con tutta probabilità portato in via precauzionale a rimandare alcuni acquisti. Il dato sugli investimenti lordi ci dice invece che sta proseguendo l’effetto del superbonus al 110% e che probabilmente si sta anche cominciando a “mettere a terra” il Pnrr. Bisognerebbe avere tutti i dati relativi alle aperture dei cantieri delle opere previste per esserne più certi.
Sia la Commissione europea che il Fondo monetario internazionale hanno evidenziato l’importanza del Pnrr per la crescita dell’economia italiana. Lei è d’accordo?
Ritengo che il Pnrr sia indispensabile, ma quello che manca al suo interno è una precisa direzione su cosa vuol essere l’Italia nel futuro a livello economico. Credo che fornire indicazioni in tal senso non possa essere compito di un Governo tecnico: dovrebbero essere i partiti a dire qualcosa in merito, ma non mi pare che al momento siano andati oltre generiche dichiarazioni di principio.
Cosa pensa invece delle prospettive per l’economia italiana nel secondo semestre: saranno migliori di quanto si pensava solo poche settimane fa?
Credo che vedremo una sorta di doppia dinamica. I servizi, in particolare quelli legati al turismo, sembrano, infatti, aver davanti mesi molto positivi, con la creazione di posti di lavoro, seppur prevalentemente a tempo determinato. C’è invece più incertezza per quel che riguarda la manifattura, che dipende più dalla congiuntura internazionale, dall’andamento dei prezzi e delle forniture delle materie prime e dei semilavorati. Molto dipenderà ovviamente da come proseguirà il conflitto in Ucraina, tuttavia è plausibile che possa esserci un andamento positivo complessivo dell’economia. Superata la stagione turistica e finita l’ondata di acquisti di Natale, che sarà ancora probabilmente buona, perché anche chi ha lavorato nei servizi potrà spendere, si arriverà a un momento cruciale, perché all’orizzonte non sembrano esserci altre spinte per la crescita.
Cosa bisognerebbe fare per cercare di fornirne almeno una?
Nella Legge di bilancio andranno prese decisioni che possano stimolare gli investimenti dell’industria, come una loro detassazione. Oppure si potrebbe cercare di tagliare il cuneo fiscale, ricomprendendo questo intervento in una sorta di patto sociale che porti anche ad aumentare le retribuzioni dei lavoratori come chiedono i sindacati. Non manca molto al periodo in cui la messa a punto della manovra entrerà nel vivo, ma anche in questo caso non si vedono molte proposte da parte dei partiti.
Prima ricordava che l’andamento della manifattura dipenderà anche dai prezzi delle materie prime, tra cui quelle energetiche. Pensa che le misure che l’Europa si appresta a prendere su questo fronte, compreso il sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, possa essere d’aiuto?
Credo che si tratti di misure poco incisive. Il sesto pacchetto di sanzioni al momento più che un atto contro la Russia mi sembra una dimostrazione di compattezza del fronte Ue-Usa. Non penso ci sia la reale intenzione di scollegarsi completamente dalle forniture energetiche garantite da Mosca, tant’è che si è trovato il modo di pagarle nonostante la richiesta del Cremlino di farlo in rubli. Per contenere i prezzi dell’energia mi pare che al momento la strada più efficace resti quella già percorsa di interventi per ridurre le accise e il carico fiscale delle bollette.
Forse la speranza implicita è che in Ucraina ci sia un cessate il fuoco in tempi brevi…
Sì, questo spiegherebbe anche lo stop all’invio di missili Usa a media gittata a Kiev. C’è da sperare che l’iniziativa di Erdogan, che sembra poter coinvolgere anche le Nazioni Unite, possa avere buon esito.
Ieri sono usciti anche i dati sull’inflazione di maggio, che nell’Eurozona è arrivata all’8,1%. Siamo arrivati al picco o è ancora lontano?
Quello che si sta notando è una crescita dell’inflazione legata anche ai beni che fanno parte del cosiddetto carrello della spesa e non solo di quella dovuta ai prezzi energetici. Per tornare alla sua domanda, è difficile dare una risposta perché la situazione è ancora molto incerta, è ancora presto per capire bene cosa accadrà, molto dipenderà anche da come andrà la stagione dei raccolti: se sarà buona potrà alleviare l’inflazione nel carrello della spesa, che però non tornerà ai livelli di prima.
Posto che la Bce un aumento dei tassi lo farà probabilmente già a luglio, diventa però importante che ponderi bene la decisione relativa a un eventuale altro rialzo prima della fine dell’anno per non creare problemi ai Paesi indebitati come il nostro.
Credo che la Bce si muoverà con molta cautela, perché i tedeschi ne hanno bisogno. Hanno fatto le loro dichiarazioni da falchi, ma sanno bene che l’economia del loro Paese non sta andando bene, i dati sul loro Pil sono peggiori del nostro, e quindi avvertono il rischio che una mossa troppo affrettata dell’Eurotower possa rendere più probabile una recessione in Germania.
(Lorenzo Torrisi)
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