L’Istat ha confermato che nel terzo trimestre dell’anno il Pil è aumentato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% su base annua. Confermata anche la crescita acquisita per il 2022 al +3,9%. Nella stima completa dei conti economici trimestrali ci sono però dettagli molto interessanti – come ci spiega Marco Fortisdirettore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano – in vista anche del prossimo anno.



Qual è il dato più interessante?

È quello relativo ai consumi delle famiglie, che a livello congiunturale hanno fatto segnare un +2,5%, un aumento molto importante considerando che complessivamente il Pil è cresciuto nel trimestre dello 0,5%. Questo significa che le misure di contenimento degli effetti inflattivi operate dal Governo Draghi hanno funzionato, permettendo una forte ripresa dei consumi pur in presenza di un rialzo dei prezzi. Si tenga anche conto che tra luglio e settembre è calata la spesa della Pa, come pure gli investimenti fissi lordi in abitazioni e fabbricati non residenziali e la domanda estera netta.



Cos’altro ha contribuito a un risultato positivo per l’economia come quello registrato dall’Istat?

Gli investimenti in impianti e macchinari ed è molto positivo, perché vuol dire che il sistema delle imprese sta continuando a scommettere sul suo futuro. C’è da sperare che il Governo mantenga in essere il piano Industria 4.0 che sta depotenziandosi sempre più: non basta incentivare gli investimenti in formazione, bisogna farlo anche per gli asset fisici, sia di tipo tradizionale, come macchinari e impianti, sia più moderni legati all’utilizzo di tecnologie digitali. Anche perché, pur rallentando, il settore che contribuisce maggiormente alla produttività resta sostanzialmente l’industria manifatturiera. Un contributo importante alla crescita del Pil nel trimestre è stato dato anche dal +2,2% di commercio trasporto, alloggio e ristorazione, quindi dal turismo. Dunque, se nel 2021 la corsa l’ha fatta la manifattura, nel 2022 la stanno facendo consumi e servizi.



L’Istat ha anche mostrato che l’inflazione continua a restare alta. Questo può rallentare la spinta dei consumi.

Il continuo rialzo dei prezzi ha creato una sorta di scalino che ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie. Finora si è agito con interventi tampone di sostegno, ma prima o poi bisognerà pensare a un provvedimento strutturale. I lavoratori autonomi con figli, per esempio, grazie all’assegno unico si sono ritrovati risorse che prima non avevano e che consentono loro di recuperare potere d’acquisto. Bisognerà fare, quindi, qualcosa per i lavoratori dipendenti, considerando che i pensionati possono contare sulla rivalutazione annuale dei loro assegni. La riduzione del cuneo fiscale prorogata e allargata con la Legge di bilancio è molto limitata. Confindustria ha già fatto presente che, intervenendo sulla spesa pubblica si potrebbero trovare le risorse per un intervento più radicale. Credo che questo sia un tema importante da affrontare in prospettiva, quando gli aiuti temporanei andranno esaurendosi.

In effetti gli aiuti contro il caro energia contenuti nella Legge di bilancio arrivano fino al primo trimestre…

Sappiamo tutti che con un’economia che rallenta i margini di spesa disponibili accumulati dalla ripresa vanno via via riducendosi. Il Governo Draghi senza intervenire in maniera importante sul deficit è riuscito a fornire buoni sostegni, ma ora in prospettiva ci si dovrà porre il problema di come parare l’effetto che rimane dell’inflazione per evitare che possano esserci influenze negative sui consumi, in particolare per i lavoratori dipendenti. Inoltre, bisogna anche considerare che ci sono stati tagli di interventi per lo sviluppo a favore delle imprese.

Pensa che occorrerebbe, come ha chiesto il Presidente di Confindustria Bonomi, ripristinare integralmente Industria 4.0?

Le imprese continuano a credere in Industria 4.0 e sperano che oltre agli incentivi per la formazione ci siano anche quelli per impianti e nuove tecnologie. Non può che essere positivo riuscire a dare continuità nella programmazione degli investimenti delle imprese, evitando stop and go. Bisogna dare una prospettiva a questo fattore di sviluppo che sono gli investimenti. Non si può non prospettare alle imprese un quadro certo in questo senso.

Serviranno, però, anche decisioni chiare dell’Europa dopo mesi di tentennamenti e rinvii…

L’Europa sta balbettando e dovrebbe, indubbiamente, fare passi in avanti. Ma anche se ci attendiamo qualcosa da Bruxelles, come per esempio un fondo Sure dedicato all’energia, i primi che si devono muovere siamo noi italiani. Non si stanno vedendo, infatti, passi avanti sui rigassificatori, specialmente a Piombino servirebbe che il Governo intervenisse in modo deciso per scongiurare un’emergenza. Stiamo parlando di un’infrastruttura fondamentale per evitare che l’autunno del 2023 sia critico sul fronte del gas. A proposito di Europa c’è da essere contenti per il Pil tedesco rivisto al +0,4%, dal +0,3% inizialmente stimato, nel terzo trimestre: speriamo sia un segnale che la Germania sta uscendo dalla crisi, perché vista la nostra vocazione all’export abbiamo bisogno di partner in crescita nell’Eurozona.

(Lorenzo Torrisi)

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI

Leggi anche

FINANZA & MERCATI/ Dagli Usa un nuovo indizio sulla debolezza dell'EuropaBCE & POLITICA/ La piccola "svolta" che fa sperare l'EuropaSCENARIO IMPRESE/ "Consumi di Natale e Ires premiale danno fiducia per il 2025"