Il PIL di qualunque Stato crescerebbe, e di molto, se aumentasse la presenza femminile nei luoghi di lavoro: non si tratta di una presa di posizione di genere o del claim di qualche movimento femminista bensì del risultato di studi, alcuni dei quali anche recenti, volti a dimostrare che se in un Paese più donne lavorano allora anche il Prodotto Interno Lordo ne risente positivamente tanto che è stato pure calcolato che si possono registrare anche delle punte che vanno dal +4 al +8%. Inoltre a confermare quanto emerso dalle ricerche in questione è stata Christine Lagarde, una delle donne che per il ruolo che riveste può essere tranquillamente indicata come tra le più influenti e certamente in vista del mondo, che a tal proposito ha spiegato in un convengo che più quote rosa in termini di occupazione hanno effetti positivi anche su tutto il mondo del lavoro, in termini di produttività generale e pure di aumenti tendenziale dei salari.



LAGARDE SU PIL E OCCUPAZIONE FEMMINILE

Come ha rivelato la 63enne Christine Lagarde, attualmente direttrice del Fondo Monetario Internazionale, durante un evento organizzato da Elle Francia, l’eliminazione degli ostacoli dalla partecipazione delle donne al mondo del lavoro in ogni Paese ha una ricaduta a livello di benefici sul tessuto sociale e anche politico di quello Stato, nonostante oggigiorno le quote rosa nei consigli di amministrazione delle grandi società o nelle varie compagini di Governo siano ancora insufficienti; i dati sono ancora più deprimenti se si fa riferimento alle mansioni di dirigente o di capo politico o dell’esecutivo, e anche per questo l’ex politica transalpina ha in passato fatto una battuta molto efficace, sostenendo che se la banca Lehman Brothers si fosse chiamata Lehman Sisters il disastro si sarebbe potuto evitare. Ad ogni modo, in relazione al tema della crescita del PIL, la stessa direttrice del FMI ha confermato che ad esempio in un Paese come il Canada crescerebbe del 4% e addirittura dell’8% in Senegal: “Ma si tratta di stime anche prudenti” ha detto la diretta interessata.



GAP DI GENERE E CRESCENTE AUTOMAZIONE

Il problema della maggiore presenza femminile nei luoghi di lavoro però si ricollega a due annosi problemi, ancora presenti pure nei maggiori Paesi industrializzati, e che di fatto fungono da “tappo” per una svolta: da una parte la parità solamente di facciata che esiste in luoghi pubblici e aziende private, e dall’altra il tema dei salari che, come accennato, secondo le suddette ricerche crescerebbero se più donne fossero attivamente occupate. Insomma un gap legato al genere che ancora persiste e che, tuttavia, nonostante i buoni propositi e i dati che ha commentato la stessa Lagarde, potrebbe crescere dato che vi sono altre ricerche che ricordano come la crescente automazione del lavoro colpirà indistintamente tutte le categorie, ma a risentirne di più saranno proprio le donne: infatti l’incremento delle mansioni che potranno essere affidati a dei robot alle intelligenze artificiali interesserebbe proprio quei ruoli che spesso vengono svolti da donne (amministrazione, contabilità, ecc.) tanto che nel giro di pochi anni a rischio potrebbero esserci i posti di lavoro di oltre il 50% dell’altra “metà del cielo”.

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