Il debito pubblico decolla (si stima che a gennaio sia arrivato a 2.600 miliardi di euro), il Pil affonda, le varianti del Covid imperversano e il nuovissimo governo Draghi cosa fa? L’ennesimo Dpcm. Non è cambiato niente, di fatto. A pagare sarà sempre l’economia reale. Così è stato e così si deve continuare a fare, secondo la perversa idea di economia e finanza oggi dominante.
Del resto, da uno con il curriculum di Draghi c’era forse da aspettarsi qualcosa di diverso? Lui ha un chiodo fisso: “L’euro è irreversibile”, come ha detto fin dal suo discorso alle camere per ottenere la fiducia. E se l’economia peggiora? “L’euro è irreversibile”. E se la pandemia continua? “L’euro è irreversibile”. E se domani piove? “L’euro è irreversibile”. Da uno così, ci si poteva aspettare qualcosa di nuovo, concretamente, rispetto al Governo precedente? In fondo sia Di Maio che Speranza hanno conservato il posto. Che altro poteva succedere, di nuovo?
Sì, qualcosa di nuovo si sta affacciando. Per esempio, l’idea di far pagare le tasse con cadenza mensile invece che semestrale (tra acconto e saldo), in modo che un’azienda, invece di scoprire dopo metà anno di non avere i soldi per pagare, magari con la cadenza mensile nel frattempo paga qualche rata prima di trovarsi senza soldi; così il Governo intasca qualcosa anche dalle aziende che stanno per fallire. Bella trovata, no?
Ma in un’economia che da un anno è al collasso, c’è ben poco da grattare, tenendo conto di una situazione nella quale, da oltre un anno, l’economia è al collasso grazie a misure di contenimento che non sono servite a nulla (oltre centomila decessi bastano come indizio?) e hanno portato alla rovina intere categorie di piccole e medie imprese.
Draghi, occorre ricordarlo, è colui che “ha salvato l’euro” nel 2012, con il suo famoso discorso nel quale ha dichiarato che la Bce avrebbe fatto di tutto per salvare l’euro “whatever it takes”, cioè costi quello che costi, senza aver mai chiarito chi avrebbe pagato i costi.
Ora abbiamo i dati dell’anno scorso: il Pil è calato dell’8,9%, ma le entrate per lo Stato sono calate del 5,3%. In altri termini, in un momento durissimo per l’economia, lo Stato ha continuato a fare da sanguisuga. Sì, d’accordo, non è stato “merito” di Draghi il risultato dell’anno scorso, ma c’è qualcuno che pensa seriamente che ora qualcosa cambierà in meglio?
Molti ipotizzano che con Draghi finalmente l’Europa sarà meno dura nei nostri confronti, avendo di fronte colui che fino a due anni fa guidava la Bce; io suppongo che non avrà alcun bisogno di essere dura con l’Italia e gli italiani, perché ci penserà Draghi a opprimere l’economia italiana.
Le prime avvisaglie non promettono bene: ha dichiarato che occorre sostenere le imprese solide e favorire il fallimento di quelle che non lo sono. Ma secondo voi, le imprese “solide” (qualsiasi cosa significhi questo termine nella testa del nostro presidente del Consiglio) perché mai avrebbero bisogno di aiuto? L’aiuto si dà a chi sta male, non a chi sta bene nonostante la crisi. Un’azienda che sta bene, non va a chiedere soldi in banca e se lo fa per qualche investimento particolare non ha bisogno di un particolare sostegno dallo Stato.
Forse la ricetta segreta del Governo Draghi in realtà è molto semplice: non darà niente a nessuno, però concedendo qualche facilitazione a chi già sta molto bene. Una ricetta facile per il temporaneo successo di un Governo e per la simultanea rovina del popolo. Però il successo sarà solo temporaneo (tanto l’anno prossimo si va alle elezioni), mentre la rovina del popolo rischia di essere di lunga durata.
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