Il Prodotto interno lordo nel secondo trimestre 2022 ha segnato +1% congiunturale (sul trimestre precedente) e +4,6% tendenziale (rapporto sul trimestre dell’anno precedente). Gli analisti avevano previsto solo +0,3% e la Banca d’Italia +0,5%. Analisti distratti, evidentemente, che non avevano considerato la ritrovata tonicità di quel segmento produttivo di Pil che fa capo alle tante travel industry (che di quel Pil valgono oltre il 13%). “L’industria del Turismo traina il Pil: il settore è tra i più brillanti a stimolo della crescita, secondo l’analisi dell’andamento del Pil negli altri Paesi con più o meno vocazione turistica, come la Spagna e la Francia. La stagione estiva 2022 sarà ricordata come la migliore di sempre: sopra i livelli del 2019”. Lo ha detto il ministro al Turismo, Massimo Garavaglia. Noi, assai più modestamente, lo scorso giugno avevamo azzardato che era proprio il turismo a esprimere la maggiore resilienza e a guidare la vera ripresa dell’economia italiana, dimostrando una forza anche superiore a quella espressa dal settore edilizia, squalificato dai paragoni perché dopato da bonus davvero super.
Il più recente osservatorio sul turismo di Confcommercio ha stimato a fine luglio 27 milioni di italiani in partenza per le vacanze tra luglio e settembre, numeri sovrapponibili a quelli del 2019 (che – va ricordato – fu anno record). E in questo parti-parti, ma anche in questo benvenuto arriva-arriva di turisti stranieri, una regione si va confermando campione italiano: il Veneto. Secondo le proiezioni Prometeia per il 2022 il Pil nazionale crescerà del 2,9%, in linea con quanto prospettato nel Def, mentre per il Veneto è attesa una crescita del +3,4%. Proprio grazie al turismo. “Questa sarà la stagione della ripresa, che ci potrà confermare come prima industria turistica a livello nazionale nonostante la pandemia e la crisi energetica e delle materie prime”, sostiene l’assessore al Turismo della Regione del Veneto, Federico Caner, più che soddisfatto dei primi dati sulla stagione estiva, con le presenze turistiche nel primo quadrimestre 2022 più che triplicate rispetto allo stesso periodo del 2021. Un esempio su tutti: i camping del Nordest veleggiano verso il tutto esaurito. I dati HBenchmark tratti dalle prenotazioni sui gestionali delle aziende per 8 mila unità ricettive, elaborati per FAITA-Federcamping, segnalano un +7% di occupazione rispetto al 2021, con una saturazione prevista al 98% sul Lago di Garda tra l’8 e il 14 agosto (con 1,3 giorni di permanenza media in più), e del 99% sulla costa per Ferragosto. Vincono gli stranieri: tedeschi al 50% (addirittura il 57% sulla costa), olandesi al 23″, danesi all’11”.
Ma, c’è un ma… Si sa che le performances del turismo seguono una sinusoide, con le parti più alte dell’onda coincidenti con le stagionalità più vocate e quelle più calanti con i mesi intermedi, e proprio per questo si parla spesso di destagionalizzare, cioè tentare di pareggiare tutte le onde verso il livello superiore. Oggi però, pur con i dati felici riferiti, si pensa già al post-estate, quando la rivincita dei vacanzieri sarà soddisfatta e il traino del turismo e della spesa relativa andrà in sospensione, almeno fino alla stagione della neve (neve si fa per dire) e si dovrà tornare a fare i conti con un’inflazione intorno ai nove punti percentuali, che vuol dire rincaro del costo di denaro, mutui e prestiti, caro-spesa, caro-bollette, caro-tutto, e stipendi e pensioni ancora in affanno. Il rischio recessione, insomma, è in agguato. “Il ritorno dei viaggiatori internazionali è un segnale importante per il settore e per il Paese, visti gli effetti sul Pil e sulla bilancia dei pagamenti. A partire da settembre avrà un’enorme rilevanza il quadro sanitario e socio-economico, ma la situazione più difficile è quella relativa ai prezzi di energia e materie prime, che si scaricano pesantemente sulle nostre strutture”, sostiene Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria Alberghi.
Fin troppo chiaro che le stagionalità allungate grazie alla collaborazione tra pubblico e privato (calendarizzazioni mirate di manifestazioni ed eventi, facility per chi evita i periodi di superaffollamento e via dicendo), le agevolazioni al comparto turistico (mirate a una sempre maggiore qualità e competitività), le politiche fiscali che tengano in conto la valenza di un comparto strategico, potrebbero risultare misure idonee a strutturare in maniera più duratura le resilienze che oggi tutti accreditano al turismo italiano. Per far sì che il traino del turismo diventi un volano virtuoso per tutte le para-filiere che il comparto mette in moto, nel campo davvero largo che inizia dall’ospitalità e finisce con i consumi di largo genere.
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