L’ultimo trimestre del 2022 ha visto il Pil italiano diminuire dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, con una crescita dell’1,7% in termini tendenziali, secondo le stime Istat. È un’inversione di tendenza rispetto al +0,5% congiunturale registrato nel terzo trimestre. Ma è comunque una buona notizia, che dimostra una tenuta migliore delle attese, soprattutto grazie alle performances del turismo.
“Il quarto trimestre si chiude con un rallentamento più contenuto (-0,1%) di quanto avevamo previsto – commenta Confesercenti -, grazie anche all’apporto di spesa dei viaggiatori stranieri, in netto recupero rispetto al 2021. Si tratta però pur sempre di una frenata, la prima dopo tre trimestri di crescita consecutiva, e sebbene la flessione degli ultimi tre mesi del 2022 fosse preventivata, resta il dubbio su intensità e durata del rallentamento nei prossimi trimestri. Pur avendo una partenza per il 2023 positiva (pari a 0,4%) le prospettive a breve di tutti gli osservatori sono pessimistiche: si ipotizza un controshock che collocherebbe la crescita abbondantemente sotto l’1%”.
Fino al terzo trimestre del 2022 l’economia era andata meglio delle attese posizionando l’Italia su ritmi superiori agli altri principali Paesi europei. L’andamento dei consumi in particolare è stato positivo nel 2022 portando a un pieno recupero dei livelli di spesa pre-pandemia. Questo contrasta con la perdita di potere d’acquisto dei redditi familiari: la crescita dei consumi, quindi, è dovuta a una diminuzione del tasso di risparmio, sceso al di sotto dei livelli pre-pandemia. “La risposta allo shock inflazionistico – sostiene Confesercenti – è stata differenziata per le diverse tipologie di famiglie. Se quelle ad alto reddito hanno potuto contare sui maggiori risparmi accumulati nei mesi della pandemia, le famiglie meno abbienti, secondo le nostre stime, vedono ormai quasi la metà del proprio budget impegnata nelle spese per l’abitazione e le bollette. Adesso che i prezzi dei beni energetici iniziano a rallentare, è dunque necessario valutare di riorientare le risorse disponibili a sostegno dei redditi disponibili e dei consumi, che rischiano di subire, nel 2023, un forte rallentamento, come dimostra la contrazione dei volumi già negli ultimi mesi dello scorso anno. Il taglio del cuneo previsto dalla manovra è un piccolo passo, ma serve di più. La strada giusta sarebbe la detassazione degli aumenti retributivi stabiliti dai Ccnl: un intervento che aiuterebbe la ripartenza della contrattazione e dei salari, permettendo alle famiglie di recuperare almeno in parte il potere d’acquisto perduto”.
Che sia stato proprio il turismo a tenere alto il Pil, è confermato anche dall’evidente recupero del traffico aereo. “Nel 2022 – dice Marina Lalli, presidente di Federturismo – il mercato complessivo del turismo in Italia è tornato vicino ai valori pre-pandemia, sfiorando il raddoppio dei viaggiatori stranieri rispetto al 2021, la ripartenza ha contraddistinto un po’ tutti i segmenti dell’ industria del turismo: dalle agenzie di viaggio ai tour operator, ma i comparti che hanno registrato gli incrementi maggiori della domanda sono soprattutto quelli legati agli spostamenti, con un boom di vacanze in crociera e un incoraggiante recupero del traffico aereo e ferroviario. In Europa, nonostante gli strascichi della pandemia e il conflitto in Ucraina, il numero dei voli è cresciuto in modo costante: i principali aeroporti europei hanno recuperato a fatica oltre l’83 per cento del traffico del 2019 e quelli italiani si sono distinti per aver riportato le perdite minori. Se il ritorno alla normalità nel traffico aereo italiano, confermato dai risultati ottenuti da Sea e Adr, ci fa ben sperare per il 2023, le Cinque Stelle Skytrax all’aeroporto di Fiumicino, il massimo riconoscimento assegnato dall’organizzazione internazionale di rating del trasporto aereo, non può che inorgoglirci”.
I trasporti rappresentano un elemento essenziale nella filiera turistica e gli aeroporti sono parte integrante dell’esperienza di viaggio e la caratterizzano. “Sono una delle maggiori sfide per un futuro connesso e veloce – conclude Lalli – e solo quelli che sapranno investire di più in tecnologie digitali per migliorare la sicurezza e avranno fatto i maggiori progressi in termini di transizione sostenibile e innovazione saranno in posizione di vantaggio e decisivi per la competitività del Paese”.
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