L’editore scientifico statunitense Sage publications, ha deciso negli ultimi giorni di ritirare tre studi condotti tra il 2021 e il 2022 che dimostravano gli effetti collaterali della pillola abortiva mifepristone. Studi certamente importanti, oltre che unici nel loro genere, dato che dimostravano come gli aborti farmacologici fossero associati ad un aumento dei rischi per le donne che ne hanno fatto uso.



In particolare, secondo gli studi, l’assunzione della pillola abortiva sarebbe associata ad un “aumento di accesso al pronto soccorso del 507 %“, rispetto al (comunque preoccupante) “315% dopo l’aborto chirurgico”. Il problema di fondo, e che ha motivato le indagini, è legato al fatto che “la Fda considera come unico evento avverso la morte materna, ignorando completamente i casi di sanguinamento prolungato, infezioni e altro che lasciano grandi lacune nel quadro clinico completo post aborto”. La decisione di rimuovere questi studi sulla pillola abortiva è stata motivata dalla Sage come legata ad un conflitto di interessi ipotizzato da un lettore, secondo il quale a condurre gli studi erano state associazioni antiabortive e, pertanto, di parte. Differentemente, i ricercatori ritengono che sia legato ad una scelta principalmente politica.



I ricercatori: “Studi sulla pillola abortiva rimossi per scelta politica”

“Fino a oggi”, hanno spiegato gli autori degli studi sulla pillola abortiva, “Sage non ha avanzato alcuna valida obiezione alle nostre scoperte e non ha mostrato prove di errori importanti, calcoli errati o falsità”. La rimozione sarebbe legata ad una “fazione d’élite della comunità medica che con tutto il potere di cui dispone tenta di sopprimere qualsiasi ricerca che vada contro la loro narrativa approvata e pro aborto“.

Il quotidiano La Verità, inoltre, evidenzia come in merito alla pillola abortiva, e specialmente al mifepristone, c’è in corso una causa legale. Infatti, il giudice distrettuale del Texas, Matthew Kacsmaryk, firmò un’ingiunzione che ordinava all’agenzia regolatoria di sospendere l’approvazione del mifepristone proprio in virtù dei sottostimati effetti collaterali, partendo proprio da due di quei tre studi rimossi da Sage. Immediato fu, in quell’occasione, il ricorso del dipartimento di Giustizia che portò l’Alta corte a non interrompere, almeno fino a processo concluso, la vendita della pillola abortiva. Il 26 marzo si terrà il processo con la decisione finale dell’Alta corte e l’ipotesi è che dietro alla rimozione degli studi potrebbe esserci anche la volontà di rendere più complicato il procedimento giudiziario.