Continua la lunga e complicata battaglia per rendere gratis la pillola anticoncezionale per le donne italiane, con una nuova proposta mossa dal Consiglio di amministrazione dell’Aifa, l’agenzia che regola la vendita dei farmaci in Italia. Solamente a maggio, infatti, lo stesso Cda aveva bocciato la proposta mossa dalla Commissione tecnico scientifica della stessa agenzia (Cts) che aveva suggerito l’ipotesi di rendere gratis la pillola anticoncezionale a tutte le donne italiane, ovviamente previa prescrizione medica. Il Cda, però, aveva ritenuto la proposta troppo onerosa, stimando costi attorno ai 140 milioni in carico allo Stato, e chiedendo in merito anche il parere delle Regioni, tra le quali le “virtuose” (Toscana, Piemonte, Emilia Romagna, Puglia, Lombardia, Veneto, Trento e Liguria) che già prevedono percorsi per ottenere gratuitamente il contraccettivo.
La proposta di Aifa per rendere gratis la pillola anticoncezionale
Insomma, la battaglia per arrivare ad un accordo che renda gratis la pillola anticoncezionale in Italia sembra essere giunta ad un punto di non ritorno, che con ogni probabilità verrà accettato anche dal Cts e diventerà effettivo. Secondo il Cda di Aifa, infatti, la misura non può essere estesa a tutte le donne italiane, ma dovrebbe essere limitata alle under 26, come peraltro già accade nelle regioni virtuose di prima, e probabilmente alle donne con gravi problemi economici.
In questo modo Aifa conta di riuscire a contenere i costi per rendere gratis la pillola anticoncezionale, ma è stata prevista anche un’ulteriore limitazione, probabilmente proprio in quest’ottica. Infatti, secondo il Cts il farmaco si sarebbe dovuto distribuire all’interno delle farmacie, ampiamente diffuse su tutto il territorio italiano, ma il Cda ha avanzato l’ipotesi di limitarne la distribuzione agli ospedali e ai consultori. A livello di costi, invece, prendendo il caso della Toscana che ha attuato percorsi nei consultori per ottenere la pillola anticoncezionale gratis spendendo in un anno circa 200mila euro, e proiettandolo alla popolazione complessiva (20 volte superiore a quella toscana), si tratterebbe di circa 4 milioni di euro. Cifra decisamente inferiore ai 140 stimati per la misura che includa tutta la popolazione, ma che dimostrano anche una certa reticenza da parte delle giovani italiane a rivolgersi ai (pochi) consultori.