Il mondo degli esperti in virologia e infettivologia è diviso sulla pillola antivirale Merck, il medicinale orale sviluppato da Merck Sharp & Dohme a base di molnupiravir che in uno studio recente ha dimostrato di aver ridotto il rischio di ospedalizzazione e morte a causa del Covid-19. Mentre da pochi giorni è arrivato l’ok alla somministrazione da parte del Regno Unito, da parte del virologo William Haseltine arriva l’allarme sulla pericolosità del farmaco che potrebbe creare nuove e ben più pericolose mutazioni del virus Sars-CoV-2.



In un lungo post pubblicato sul blog di Forbes Haseltine, che ha lavorato anche per Harvard ed è noto per il suo lavoro sull’HIV e il progetto sul genoma umano, ha avvisato: “Stiamo mettendo in circolazione un farmaco che è un potente mutageno in un momento in cui siamo profondamente preoccupati per le nuove varianti. Non riesco a immaginare di fare qualcosa di più pericoloso.Se stessi cercando di creare un virus nuovo e più pericoloso negli esseri umani, darei una dose subclinica di molnupiravir alle persone infette”.



Pillola antivirale Merck, gli esperti si dividono

Stando alla tesi di William Haseltine ci sono studi che mostrano che i coronavirus possono sopravvivere con mutazioni indotte da molnupiravir. Così facendo, se il virus dovesse trovare un modo per resistere al molnupiravir potrebbero nascere nuove mutazioni letali. Non credo che siamo nella posizione di trattenere un farmaco salvavita per un rischio che può o non può accadere. Non condivido l’allarme. Se costringi un organismo a mutare di più, è più probabile che sia dannoso per il virus“, afferma Aris Katzourakis, virologo presso l’Università di Oxford.



A fargli eco è la collega Daria Hazuda, che dirige la scoperta delle malattie infettive per Merck: “Non c’è alcun virus infettivo, non ci sono prove per alcun pregiudizio selettivo”. In attesa di comprendere quale sarà il futuro della pillola sono arrivate chiare linee guida per la somministrazione. Consigliata il più rapidamente possibile dopo un test positivo, e comunque entro 5 giorni, secondo le indicazioni “potrà essere prescritta a chiunque sia testato positivo al Covid ed abbia almeno un fattore di rischio legato ad un possibile contagio grave come l’obesità, cardiopatia, diabete o di un’età superiore ai 60 anni”.