FDA CAMBIA BUGIARDINO DELLA PILLOLA CONTRACCENTIVA: “NON PROVOCA L’ABORTO”

La Food and Drugs Administration (Fda) americana ha deciso, al termine di un dibattito durato quasi 10 anni, di aggiornare il bugiardino della pillola contraccettiva – la cosiddetta “pillola del giorno dopo – inserendo una dicitura destinata a creare molte polemiche oltre Oceano: in ogni confezione verrà infatti specificato che il levonorgestrel – il nome della molecola – non impedisce all’ovocita fecondato di impiantarsi nell’utero. Tradotto, da oggi negli Stati Uniti la massima autorità sanitaria e medica afferma che la pillola del giorno dopo non provoca in alcun modo l’aborto. Al contrario, finora veniva scritto sul foglietto inserito nei medicinali contraccettivi che non era esclusa la possibilità: il dietrofront, spiega la Fda, è stato deciso in quanto «non c’è alcuna evidenza scientifica che questo (l’aborto, ndr) avvenga». La pillola contraccettiva, ricordiamo, è quella acquistabile senza prescrizione medica entro 72 ore da un rapporto considerato “a rischio”: il bugiardino ora esplicita che non si tratta di pratica abortiva come invece sempre contestato dalle associazioni pro-life e dalla Chiesa Cattolica.



«Il farmaco interviene prima che l’ovocita venga rilasciato dall’ovaio», si legge ancora nel “nuovo” bugiardino disposto dalla Fda: prima dunque e non dopo essere fecondato, proprio per questo «la pillola non funziona se si è già incinte e non danneggia comunque una gravidanza preesistente». Sul sito dell’agenzia Usa viene poi specificato nelle FAQ come la pratica della pillola contraccettiva non è affatto un metodo abortivo in quanto «la pillola funziona intervenendo sull’ovulazione, dunque prima dell’impianto». In realtà, come ha mostrato già nel lontano 2000 l’intervento della Pontificia Accademia per la Vita della Chiesa, la questione è decisamente più ampia: «reazioni polemiche di chi ha manifestato seri dubbi sul meccanismo d’azione di tale ritrovato, che non sarebbe semplicemente “contraccettivo” bensì “abortivo”, è stato risposto – in maniera del tutto sbrigativa – che una simile preoccupazione appare infondata in quanto la pillola del giorno dopo ha un’azione “antinidatoria”, suggerendo così implicitamente una netta separazione tra aborto e intercezione (impedire che avvenga l’impianto dell’ovulo fecondato, cioè dell’embrione, nella parete uterina)». Non solo, sempre il Vaticano in merito alla questione tutt’altro che “passata” – vista la decisione della Fda giunga nel 2023 – sottolineò come «Decidere di utilizzare la dizione “ovulo fecondato” per indicare le primissime fasi dello sviluppo embrionale, non può portare in alcun modo a creare artificialmente una discriminazione di valore tra momenti diversi dello sviluppo di un medesimo individuo umano. In altre parole, se può essere utile, per motivi di descrizione scientifica, distinguere con termini convenzionali (ovulo fecondato, embrione, feto, etc.) differenti momenti di un unico processo di crescita, non può mai essere lecito decidere arbitrariamente che l’individuo umano abbia maggiore o minor valore (con conseguente fluttuazione del dovere alla sua tutela) a seconda dello stadio di sviluppo in cui si trova».



PILLOLA GIORNO DOPO, LA DECISIONE “POLITICA” PRO-BIDEN

L’intervento della Fda sulla “pillola del giorno dopo” ha una duplice valenza e rileva un sottofondo di motivazione politica che riteniamo superi notevolmente l’ambito “meramente” sanitario: in primo luogo, la decisione della Food and Drug administration arriva in risposta a diversi antiabortisti americani che da decenni ritengono la pillola contraccettiva un identico comportamento assimilabile all’aborto. In secondo luogo, la “necessità” di questa chiarezza al giorno d’oggi rileva il tentativo di arginare la polemica pro life-pro choice che impazza negli Stati Uniti dopo la sentenza della Corte Suprema dello scorso giugno che in pratica ha abolito la precedente sentenza “Roe vs Wade” sul “diritto all’aborto”.



Come ben spiega “La Repubblica”, la decisione della Fda nasce dal divietò all’aborto imposto da alcuni Stati conservatori negli Usa «cosa che aveva fatto temere che la scure potesse calare anche su prodotti che venivano accusati di essere abortivi, come lo era la contraccezione d’emergenza». Gli esperti della Fda e diversi operatori della multinazionali delle pillole abortive si sono poi affidati ad un recente studio fatto in America che ha rivelato come su 1400 persone il 60% riteneva che la pillola fosse abortiva a tutti gli effetti poiché «impediva all’embrione di attecchire». Così la mossa della Fda arriva in “soccorso” alla Presidenza Biden che in questi mesi sta preparando le contromosse federali per provare ad invertire la sentenza della Suprema Corte. È notizia dello scorso 30 dicembre che la stessa amministrazione Dem negli Usa proverà a revocare la tutela del diritto all’obiezione di coscienza dei medici: il provvedimento originario, varato dall’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump, riconosce ad oggi il diritto all’obiezione di coscienza di medici e operazioni sanitari nel rifiutare aborti, suicidi assistiti o altre prestazioni mediche sulla base di convinzioni religiose o morali. Come ha scritto il quotidiano “The Hill” a fine 2022, il dipartimento della Salute e dei servizi umani ha già presentato una proposta tesa a «ripristinare il processo consolidato per la gestione delle obiezioni di coscienza, e fornire ulteriori salvaguardie contro le discriminazioni sulla base della coscienza e del credo religioso».