Fabio Pinelli prova a spegnere l’incendio divampato dopo le dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto. «Il ministro ha già parlato con i magistrati. Sarei del parere di non enfatizzare questo caso», dichiara il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura nell’intervista a Repubblica. Per Pinelli è «improprio» interloquire sulle dichiarazioni di Crosetto, ma ritiene comunque «fisiologica» la tensione. «C’è la classe politica che scrive le regole e c’è la magistratura che ne controlla l’applicazione». Il numero due del Csm evidenzia che la questione non riguarda solo l’Italia, citando anche Usa, Spagna e Francia.



Da un lato, Pinelli crede molto nella «necessità di trasmettere una cultura fondata sul rispetto reciproco delle istituzioni», così come crede che «i giudici svolgano un ruolo fondamentale nella nostra democrazia che debba essere loro riconosciuto: si fanno carico di un eccesso di risoluzione dei conflitti, derivante anche dalla desertificazione dei luoghi di mediazione». Dall’altro, sottolinea che «la magistratura non deve pensare di avere un potere di rappresentanza, perché la rappresentanza spetta alle classi politiche. Anche perché la giustizia non cancella il torto, non fa miracoli. Può riequilibrare ma non risanare». Quello che la politica deve fare ricordare che le toghe meritano sostegno morale e pubblico, come richiesto dal nuovo procuratore generale della Cassazione francese. Per quanto riguarda la vicenda Delmastro, sottosegretario alla Giustizia a processo per rivelazione del segreto d’ufficio, Pinelli invita a lasciar lavorare tutti con serenità.



PINELLI (CSM): DALLA RIFORMA NORDIO AL CASO APOSTOLICO

Fabio Pinelli è stato sollecitato anche sul tema della riforma Nordio sulla prescrizione, per la quale 26 Presidenti di Corte di Appello hanno scritto al ministro della Giustizia. «Sul tema dell’opportunità politica delle riforme non entro. Anche perché sono vicepresidente di un organo assembleare. Trovo legittimo che i presidenti di Corte di Appello si rivolgano al ministro: rappresentano le esigenze di chi vive sui territori il sistema giustizia, ed il ministro ha sempre chiesto una leale e forte collaborazione. Auspico che ci sia un miglioramento del dialogo», dichiara il vicepresidente del Csm a Repubblica. Nell’intervista evidenzia la necessità di favorire una buona organizzazione degli uffici per produrre una risposta migliore della giustizia. «Noi stiamo cercando, di contro, di far sentire che il Consiglio deve essere sempre più un’istituzione al servizio dei magistrati: capire le loro esigenze, essere rapidi nelle valutazioni di professionalità, approvare le tabelle organizzative in tempi rapidi».



Pinelli ne approfitta anche per ribadire che la carenza di organici «è un’emergenza nazionale». Riguardo il commento del procuratore di Napoli Gratteri alle nuove “pagelle” per i magistrati, si limita a osservare: «In generale, non abbiamo bisogno di incrementare la tensione». Pinella dribbla la domanda sul premierato («È del tutto inopportuno che io entri in questo dibattito»), invece si sofferma sul caso del giudice Apostolico. «Machiavelli diceva che i buoni costumi per mantenersi hanno bisogno di buone leggi. Ma anche le leggi hanno bisogno di buoni costumi. I comportamenti contano: perché avvalorano e suffragano il prestigio, e la reputazione, su cui si reggono le istituzioni. Anche un singolo gesto, o scelta, incidono sulla credibilità della magistratura». Per il vicepresidente del Csm un magistrato non deve solo essere terzo, ma anche apparire tale. «Non si può volere tutto: inamovibilità, autonomia e indipendenza non stanno insieme anche con la parzialità».