Fabio Pinelli è amareggiato a livello umano per il caso Rosanna Natoli, nella convinzione che la consigliera, sospesa dal Consiglio superiore della magistratura, non volesse danneggiarla, d’altra parte ritiene «quanto meno discutibile» il relazionarsi con le «registrazioni occulte». Il vicepresidente del Csm ne parla in un’intervista al Corriere della Sera in cui difende l’organo di governo della magistratura italiana, che a detta della Natoli l’ha sospesa con un processo sommario e ingiusto. Pinelli precisa anche che la scelta di affidarsi alla procura di Roma, avviando l’iter per il quale si è arrivati alla sospensione, era un gesto «doveroso», essendoci una palese ipotesi «di una astratta notizia di reato», quindi non poteva sostituirsi all’autorità giudiziaria.
Inoltre, con Mattarella, che presiede questa istituzione, c’è stata condivisione riguardo la necessità di proteggere la funzionaria giudiziaria dalle contaminazioni esterne. «È un punto chiave che prescinde dalla sussistenza del reato, che sarà valutata nelle sedi competenti», aggiunge, ribadendo che la Natoli non è stata sottoposta a un processo sommario. A tal proposito, ricorda che «c’è il fatto acclarato, ammesso dalla stessa consigliera», di aver svolto le sue funzioni dopo aver incontrato un’incolpata e aver discusso con lei della sua causa. Quindi, la sospensione, la prima nella storia del Csm, era inevitabile.
PINELLI “TENSIONI NEL CSM SONO FISIOLOGICHE”
Poi nega violenze psichiche e pressioni su Rosanna Natoli affinché non partecipasse ai lavori del Consiglio superiore della magistratura, accuse che sono alla base dell’esposto alla procura della consigliera sospesa. Una notizia che il vicepresidente sostiene di aver scoperto dai giornali; comunque, dichiara di non aver percepito niente di tutto ciò, ridimensionando il tutto a interlocuzioni «per evitare di creare ulteriori situazioni di imbarazzo all’interno del Csm, ma ritengo si tratti di tensioni temporanee e fisiologiche». Di sicuro, all’esterno l’organo di cui è vicepresidente appare come un organismo in pieno caos, che non riesce a smarcarsi dagli scandali che hanno caratterizzato i suoi ultimi anni.
Se da un lato ciò è comprensibile per Pinelli, in quanto il Csm ha una composizione mista, quindi la diversità può anche «generare situazioni potenzialmente conflittuali», d’altro canto ritiene che l’istituzione abbia dimostrato di essere efficiente. A tal proposito, evidenzia la riduzione dei tempi di nomina dei vertici degli uffici giudiziari, l’approvazione in tempo reale delle tabelle organizzative e i tempi rapidi con cui sono state fatte le valutazioni di professionalità.
“POLITICA VS MAGISTRATURA? BASTA INVASIONI DI CAMPO”
Così come la diversità può provocare tensioni, così è fisiologico per Pinelli il conflitto tra politica e giustizia, che però ritiene superabile col rispetto reciproco e del principio indeclinabile della separazione dei poteri. Nell’intervista al Corriere segnala che i conflitti sono legati proprio alle «invasioni di campo», ma il Csm sta facendo la sua parte per far sì che vengano rispettate le prerogative di tutti. Se la politica può criticare i provvedimenti giudiziari e il magistrato deve accettare ciò, d’altra parte non può essere attaccata la magistratura in sé, infatti il Csm per Pinelli deve «difendere l’autonomia e l’indipendenza della funzione giudiziaria nel suo complesso».
Discorso diverso per il singolo magistrato, che può difendersi dagli attacchi che ritiene lesivi della sua dignità e onorabilità affidandosi alla giustizia ordinaria. In merito alla sua passata stigmatizzazione di quel fenomeno che ha portato il Csm a ergersi come “terza Camera” tramite i pareri critici sulle riforme giudiziarie, ricorda che spetta alla politica stabilire le regole, mentre il Csm può «valutare l’impatto delle leggi sull’ordine giudiziario e sull’amministrazione della giustizia», il problema però è che in alcuni casi i confini sono stati superati, quindi le sue disamine sono state animate semplicemente da uno spirito costruttivo.
“SERVE UNA GIUSTIZIA PIÙ EFFICIENTE”
Dribbla, però, la domanda riguardo il giudizio sulla separazione delle carriere, su cui i magistrati sono contrari: al Corriere conferma che il Csm fornirà il suo parere, ma lui personalmente preferisce non pronunciarsi, limitandosi ad evidenziare che la questione «non è sovrapponibile a quella del servizio giustizia». Così come i cittadini si aspettano un giudice indipendente, vogliono anche che le cause vengano chiuse rapidamente, quindi il richiamo di Pinelli è alla necessità di ricordare che la giustizia deve essere un «servizio più efficiente».
Allora il tema della separazione delle carriere è legittimo, ma non deve distrarre dalla necessità di rendere più efficace il sistema giudiziario. Infine, smentisce che la legittimazione del magistrato passi dal consenso dei cittadini, perché lo stesso giudice risponde alla legge: per Pinelli la legittimazione passa dal «corretto esercizio della funzione», per la quale servono qualità spiccate, «che hanno la stragrande maggioranza dei magistrati italiani».