Nonostante siano passati sette anni dal decesso di Pino Daniele, si riaccendono periodicamente le polemiche su com’è morto il cantautore napoletano. Tempo fa Luisa Regimenti, presidente nazionale dell’Associazione medicina legale contemporanea, nonché consulente della vedova del musicista Fabiola Sciabbarrasi, denunciò “gravi negligenze”, esprimendo a Il Mattino la sensazione che “nessuno abbia voluto e voglia andare a fondo sulla morte di Pino Daniele”. Una perizia medico-legale disposta dal tribunale di Roma anni fa ha rivelato che a causare la morte di Pino Daniele fu “lo shock cardiogeno in soggetto affetto da cardiomiopatia dilatativa post-ischemica, coronaropatico e sottoposto a intervento di by-pass aortocoronarico, iperteso”.



Per questo, gli esperti ritenevano che la scelta di affidarsi all’ospedale Sant’Eugenio di Roma avesse tolto al cantante la possibilità di essere tempestivamente soccorso. Risvolti che infiammarono lo scontro tra la vedova di Pino Daniele e Amanda Bonini, all’epoca nuova compagna del musicista e al suo fianco al momento del malore. Inoltre, la perizia evidenziò che il trasporto in auto da seduto, anziché da sdraiato, avrebbe peggiorato le cose, perché avrebbe causato un accumulo di sangue nelle “zone declivi” del corpo, generando un’ulteriore diminuzione della distribuzione del sangue in particolare a cuore e cervello. (agg. di Silvana Palazzo)



PINO DANIELE, COM’È MORTO: INFARTO MA…

Pino Daniele era un grandissimo artista, uno dei maggiori interpreti della musica napoletana, capace di regalare ritmi, suoni e musiche ad un livello che in pochi sono riusciti a raggiungere. Purtroppo, come molti altri sui colleghi, è morto troppo prematuramente, a neanche 60 anni a gennaio del 2015, già sette anni fa. Il cantautore napoletano venne colpito da un infarto mentre si trovava nella casa di campagna in Toscana, una conseguenza di alcune condizioni fisiche senza dubbio non eccelse per via di un cuore malandato. “La sua vita era appesa a un filo e lui lo sapeva bene. Ogni giorno era un giorno di vita in più guadagnato”, aveva raccontato subito dopo il decesso il cardiologo che aveva in cura il cantante, Achille Gaspardone, cosi come scriveva all’epoca La Stampa.



“Purtroppo – aveva aggiunto – la fine era nell’evoluzione stessa della malattia”. Una morte che aveva creato anche qualche polemica, visto che inizialmente era stata chiamata un’ambulanza, poi la stessa era stata fermata non troppo lontana dall’abitazione, visto che il cantautore aveva chiesto alla compagna di farsi portare in auto presso l’ospedale Sant’Eugenio di Roma, dove lavorava il suo cardiologo di fiducia.

“PINO DANIELE ARRIVÒ IN OSPEDALE GIÀ MORTO”

Un tragitto lungo ben 120 chilometri e quando Pino Daniele è arrivato al nosocomio era già in condizioni disperate: «è giunto cadavere al Pronto Soccorso dell’Ospedale S. Eugenio di Roma» aveva detto ancora Achille Gaspardoni, Direttore UOC di Cardiologia. «Sono state fatte tutte le manovre di rianimazione ma era già morto».

Forse Pino Daniele si sarebbe quindi potuto salvare se avesse accettato l’ambulanza, e il ricovero nell’ospedale più vicino, o magari le sue condizioni erano già compromesse, chi lo sa. La cosa certa, come detto sopra, è che l’immenso artista napoletano «aveva una gravissima malattia alle coronarie da 27 anni, una patologia che era stata trattata e che era stata potuta “portare avanti” grazie ad interventi di angioplastica», e negli ultimi anni aveva subito ben 4 interventi di angioplastica. Una triste fine, quasi annunciata…