Seppur indirettamente, Pino Carosone è un altro dei protagonisti della puntata di Canzone segreta in replica questa sera su Rai1. Durante la sorpresa a Gigi D’Alessio, infatti, Pino ha voluto salutarlo ricordando quando suo padre gli fece avere uno dei suoi due pianoforti. “A casa mia c’ho il pianoforte perché Carosone ha detto: il giorno che io morirò, questo pianoforte deve continuare a suonare bene”, spiega D’Alessio poco dopo.



In effetti, all’inizio della sua carriera, Gigi ebbe un primo contatto con Carosone che lo prese subito sotto la sua ala. È un po’ come se D’Alessio fosse il figlio ‘artistico’ di Renato, mentre Pino lo è a tutti gli effetti e legittimamente, essendo stato adottato da quest’ultimo nel lontano 1939. Giuseppe – vero nome di Pino – era il figlio naturale di Lita Levidi, quella che poi sarebbe diventata sua moglie. Renato, però, lo ha sempre trattato come se Lita lo avesse concepito con lui.



Pino Carosone e i ricordi di papà Renato

Oggi è proprio Pino a portare avanti la memoria e il ricordo di Renato Carosone. L’uomo vive a Roma, precisamente nella zona Nord, e nell’ampio salotto di casa sua campeggia un prezioso pianoforte nero. ‘Doppiamente’ prezioso, essendo appartenuto proprio a papà Renato: “Questo era di papà, uno dei due che possedeva”, racconta commosso a Repubblica in un’intervista datata 24 febbraio.

“L’altro – prosegue – ce l’ha Gigi D’Alessio. Si accordò con mia madre e comprò il più grande, quello a gran coda, l’altro è rimasto a me”. Ma i ricordi presenti a casa di Pino sono innumerevoli, dalle scatole di 78 giri meticolosamente conservate alle foto ingiallite in cui il padre sfoggia il suo splendido sorriso caratteristico.



Pino Carosone: “Mio padre Renato era un uomo buono”

Ma com’era davvero Renato nella vita di tutti i giorni? Lo racconta il figlio Pino: “Era di una bontà pazzesca, era generoso, sempre, aveva perso la mamma da piccolissimo e forse per questo stravedeva per la famiglia, ma considerava famiglia anche i suoi amici”. Indubbiamente, però, vivere con un artista dev’essere anche molto complicato. Soprattutto quando quest’ultimo è all’apice del successo e costretto a stare a lungo lontano da casa.

“In quel periodo lo vedevo poco, c’era sempre un concerto alla sera, di giorno provava, registrava dischi”, ricorda Pino in riferimento agli anni in cui Renato sfondò anche in America. “Qualche volta andavamo noi appresso a lui, io e mia madre. Una volta suonava alla Bussola di Viareggio e andammo a trovare Fred Buscaglione a Portofino e siamo rimasti tutta la sera, lui non aveva figli, e mi ricordo che rimase impressionato quando mi vide, era contento che fossi con loro. Poi però nel 1960 si ritirò dalle scene e lì abbiamo recuperato il tempo perduto“.