Pino Maddaloni resterà sempre nei cuori degli italianai dopo la medaglia d’oro alle olimpiadi di Sydney, esattamente 22 anni fa, nella disciplina del judo. “Quando avvicini dei bambini al judo – racconta lo stesso atleta negli studi di C’è Tempo Per – e allo sport, è come vincere altre medaglie, gli insegni valori veri come il sacrificio, la lealtà, il rispetto del prossimo, tutti valori che si incontrano nel percorso sportivo”. Il suo grande maestro nello sporto e di vita è stato il padre: “E’ stato un fratello più grande, una persona da seguire, da emulare, ma non è stato facile averlo come maestro, con me era più severo che con gli altri, dovevo arrivare in tempo all’allenamento, dovevo dare il buon esempio, e anche se era dura questo mi ha aiutato”. Maddaloni racconta di aver litigato spesso e volentieri con il padre: “Vedo bambini che dopo un confronto si irrigidiscono, invece ai miei tempi un sano litigio rafforzava, faceva crescere”. Sull’esperienza alle olimpiadi: “Sià solo salire sul tatami per il mio paese mi aveva fatto emozionare tantissimo. Ero teso, ma il judo mi ha insegnato a gestire le emozioni”. Prima di congedarsi Maddaloni ha speso qualche parola sull’omicidio del povero Willy: “Ci sono poche parole, sono vicino alla famiglia. Noi insegniamo il rispetto, il volerci bene, il trasmettere valori forti come l’amicizia, diciamo che se vogliamo bene a una persona non dobbiamo scriverlo sui social ma dirglielo e dimostrarglielo. Questa cosa che è accaduta mi rende molto triste, è un giovane che abbiamo perso tutti noi non soltanto mamma e papà”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
PINO MADDALONI, 22 ANNI FA L’ORO ALLE OLIMPIADI, OGGI ZIO PER LA TERZA VOLTA
Pino Maddaloni ha fatto un piccolo tuffo nel passato lo scorso maggio, ricordando la medaglia d’oro ottenuta nel ’98. A 22 anni di distanza, il judoka è ancora sicuro che proprio quello “Era il momento di vincere”, come ha scritto su Instagram il giorno dell’anniversario. Aveva solo 21 anni quando è riuscito a portare a casa l’oro olimpico grazie alla competizione a Sidney, dopo aver conquistato il titolo europeo grazie alle tappa della spagnola Oviedo. “Ricordo tutto come se fosse ieri”, ha detto El Tigre a La Gazzetta, “ricordo il batticuore fortissimo che provai quando venne annunciata la squadra e sentii il mio nome: non era una scelta scontata, tutt’altro era molto incerta e mi scoppiò il cuore di gioia quando sentii dire: 73 Pino! Gioia pura”. L’entusiasmo si è amplificato anche il giorno della gara, mentre sentiva dentro di sè la forte determinazione a non voler perdere. Non aveva in mente alcun risultato specifico, ma avrebbe fatto di tutto pur di raggiungere l’obiettivo. “Non volevo che attaccassero”, ha aggiunto, “quindi attaccavo sempre io prima che lo facesse chiunque mi trovassi di fronte. Il bello è che, qualsiasi cosa facessi, non mi costava fatica”.
PINO MADDALONI, IL FRATELLO MARCO REGALA IL SUO NOME AL TERZOGENITO
Pino Maddaloni ha fatto sentire la sua voce durante il recente lockdown e anche a Fase 2 già avviata. Il campione olimpico di Judo è il direttore tecnico delle Fiamme Oro Judo, tornate a Napoli dopo 26 anni di militanza a Roma. “In questo momento rappresentano l’unica speranza per il futuro sportivo di questa città, dove tutto è fermo”, ha dichiarato il padre Gianni Maddaloni a L’Avvenire, parlando del team che circonda la sua nota palestra. Oggi, giovedì 10 settembre 2020, Pino Maddaloni sarà ospite di Rai 1 in occasione della nuova puntata di C’è tempo per. Intanto il fratello Marco Maddaloni è diventato papà per la terza volta, grazie all’unione che da anni lo lega a Romina Giamminelli. E in onore del campione, ha deciso di chiamare il figlio Pino, come il fratello Giuseppe. “Nel settembre del 2000 mio fratello Giuseppe ‘Pino’ ci portava alla vita nel mondo vincendo quella medaglia d’oro alle Olimpiadi di Sidney, che dimostrava a me e a tutte le persone delle nostre zone e non, che nulla era impossibile”, ha scritto Marco sui social in questi giorni, “il 4 settembre del 2020 è stato il mio terzogenito Giuseppe ‘Pino’ Maddaloni. A mio figlio non posso che augurargli di percorrere la stessa strada dello zio come atleta e soprattutto come uomo”.