A due mesi esatti dall’esplosione dell’emergenza Coronavirus in Italia, la trasmissione Storie Italiane torna ad occuparsi del drammatico caso del Pio Albergo Trivulzio, trasmettendo un’altra testimonianza choc da parte di una donna che ha perso il suocero nei giorni scorsi. L’inviata Chiara Paduano ha spiegato quali sono le novità rispetto al caso Trivulzio. La giornalista ha precisato che non sono stati sequestrati dei documenti ma piuttosto sono state eseguite delle acquisizioni nella struttura. Intanto, questa mattina inizieranno in procura a Milano le audizioni in videoconferenza. Saranno ascoltate le persone che hanno denunciato la perdita dei propri genitori o nonni che erano ospitati al Trivulzio. La Procura di Milano in questi giorni ha aperto 15 fascicoli solo nel capoluogo lombardo e si indaga su 143 morti sospette. Gli stessi procuratori hanno chiesto al Trivulzio di fornire ogni 24 ore i dati di ciò che sta accadendo. Lo scorso venerdì sono giunti nella struttura 1000 tamponi e ne sono stati eseguiti 250 tra personale sanitario e ospiti. I risultati saranno quindi portati al San Raffaele per le analisi del caso. La giornalista ha inoltre segnalato l’arrivo di nuovi camici monouso e le dotazioni di sicurezza personale come mascherine sono arrivati, in tanti dicevano che non si potevano indossare per non spaventare i pazienti. Al momento sono 220 le persone in osservazione per sintomi da Coronavirus.



PIO ALBERGO TRIVULZIO, LA TESTIMONIANZA CHOC

A Storie Italiane è stata poi trasmessa una nuova testimonianza choc di una donna che ha raccontato l’odissea vissuta dalla sua intera famiglia e dal suocero, loro ospite del Trivulzio. “Ci chiamano e ci dicono che portano il suocero al pronto soccorso perchè si è aggravato, venerdì era stato chiesto se era stato fatto un tampone, i polmoni erano oscurati, nel giro di un mese lo hanno ammazzato, è entrato al Trivulzio che non aveva il virus. Il Policlinico ha accertato che è morto di Covid-19. Loro non lo avrebbero mai dimesso per paura del contagio esterno. Chiunque abbia avuto un’esperienza del genere si faccia avanti, non abbia paura”, ha chiesto la donna. Il suocero si era fratturato una spalla: “Lo trasferiscono dal San Paolo al Trivulzio”, spiega la testimone. Il suocero resta una settimana fino alla metà di marzo, viene sollecitata la richiesta di dimissioni “in quanto stava bene e non aveva senso tenerlo dentro”. Ma “continuavano a tirare dicendo che stava in sicurezza e che non c’erano contagiati”. Quindi l’ultima videochiamata sospetta giunta improvvisamente lo scorso 10 aprile in cui rassicuravano che stava bene e che aveva solo qualche linea di febbre “ma aveva la mascherina per l’ossigeno. Chiediamo perchè della chiamata fatta all’improvviso”, aggiunge la donna prima dell’epilogo drammatico. La Regione Lombardia, rispetto alle accuse, avrebbe replicato asserendo di aver seguito tutte le procedure.

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