«Mani Pulite sul Trivulzio»; «La strage silenziosa di anziani»; «La strage nascosta del Trivulzio»; «L’epidemia insabbiata»; «Si allarga la vergogna del Trivulzio»: ecco, sono solo alcuni dei titoli e passaggi fatti dal quotidiano “La Repubblica” nei primi giorni dell’aprile 2020, quando esplose il “caso” Pio Albergo Trivulzio a Milano nel pieno dell’emergenza Covid-19.



Ebbene, nella famosa Rsa milanese – detta anche “la Baggina” – così come altre 7 residenze per anziani in Lombardia non v’è stata alcuna strage “silenziosa” di anziani. Semmai una sottovalutazione del Covid, ma nessun complotto o “Tangentopoli dell’emergenza coronavirus” come venne imputato alla sanità milanese e lombarda nei mesi ancora legati al lockdown totale in tutto il Paese. Dopo un anno e mezzo di indagini, la Procura di Milano ha infatti chiesto la piena archiviazione per i decessi al Pio Albergo Trivulzio di Milano, dove si registrarono circa 300 morti nei primi mesi della pandemia. Come ben informa oggi “Repubblica”, la decisione del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dei pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, arriva dopo l’analisi di 400 cartelle cliniche e diverse testimonianze raccolte tanto tra il personale medico quanto nel comitato dei parenti delle vittime che nei mesi scorso avevano portato in procura racconti e terribili esperienze.



SMENTITA L’ACCUSA DI GAD LERNER CONTRO PIO ALBERGO TRIVULZIO

La medesima indagine ha appurato sì che vi erano nella struttura del PAT mancanze strutturali in termini di mascherine, guanti, tamponi, camici ma anche di interventi per limitare i contagi: questo però né più né meno della stragrande maggioranza di Rsa e ospedali italiani colpiti di sorpresa dalla pandemia nei primi crudissimi mesi di contagio nell’inverno 2020. Allo stesso tempo, riportano i pm, «Non è stata acquisita alcuna evidenza di condotte colpose o comunque irregolari, causalmente rilevanti nei singoli decessi – ha scritto la procura – Anzi, con riguardo ai singoli casi, neppure sono state accertate evidenze di carenze specifiche, diverse dalle criticità generali, riguardo le misure protettive o di contenimento che possano aver inciso sul contagio». La tesi iniziale della Procura, cavalcata dagli editoriali di Gad Lerner (e non solo) nei mesi di forte campagna mediatica contro il Pio Albergo Trivulzio è che vi fosse stato un aumento di ben il 40% dei morti al PAT da ricondurre alla malagestione della struttura cardine della sanità lombarda e milanese. Quella “strage nascosta del Trivulzio” – titolo del pezzo di Gad Lerner il 5 aprile 2020 – in realtà non v’è stata, o quantomeno non vi ha nulla di colposamente motivabile: «Un attacco mediatico andato avanti per mesi con una violenza inaudita nei confronti del sottoscritto», ha scritto sui social l’ex assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera, «del presidente della Regione, Attilio Fontana, e del Pirellone». Lo stesso Governatore lombardo ha voluto commentare la richiesta di archiviazione per il caso PAT: «c’è stata una speculazione indegna, ero tranquillo anche perché la commissione di Gherardo aveva condotto un’indagine da cui era emerso che da parte del Pat non era stata fatta alcun tipo di violazione di norme e protocolli». Si è detto infine contento per l’ex direttore generale della “Baggina” Calicchio e per gli altri indagati, «la dimostrazione della serietà e della professionalità con cui è stato gestito il Pio Albergo, sono contento umanamente di sapere che non ci sono state responsabilità ed errori». A lanciare un ultima ombra contro il legame tra media e procure è il leader della Lega Matteo Salvini, sempre questa mattina: «Diciamo che quando ci sono indagini che coinvolgono il centrodestra vengono rese note prima del voto, quelle che riguardano personaggi di un’altra parte politica vengono rese note dopo il voto. la richiesta di archiviazione della Regione Lombardia per i morti nella casa di riposo a Milano, archiviazione che risale a una decina di giorni fa, arriva a urne chiuse».

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