GLI ARCHIVI DI PIO XII E LA SMENTITA SUL PAPA “CONNIVENTE” AL NAZISMO: LE ULTIME SCOPERTE

Resiste da decenni ormai la “tesi” secondo cui Papa Pio XII sarebbe stato connivente al nazismo senza svolgere un ruolo di vero antagonista per salvare quanti più ebrei possibile durante gli anni bui della Seconda Guerra Mondiale: al netto delle accuse spesso smentite dai fatti, ora emerge con chiarezza proprio dagli archivi “Serie Ebrei” (riaperti nel 2020 dal Vaticano) come l’accusa di “silenzio” davanti alla Shoah sia una autentica calunnia. L’apertura degli archivi vaticani su Pio XII (1939-1958) sta da tempo ormai aiutando gli storici a ricostruire una visuale molto più oggettiva sul Pontificato considerato maggiormente “controverso” nel Novecento: ad esempio, si scopre che ben prima che i Governi occidentali reagissero contro l’iniziativa totalitaria di Hitler (dopo la Conferenza di Wannsee), già Papa Pacelli aveva attiva una rete globale per aiutare gli ebrei, tanto in Italia quanto all’estero.



Come riporta “Il Messaggero” dopo le ultime scoperte dagli archivi, emerge il testo della Dichiarazione dei crimini di guerra tedeschi in Polonia, firmata da Usa e Gran Bretagna, del 30 agosto 1943 dove non si fanno menzione delle camere a gas contro gli ebrei: il motivo è semplice, quel dato non poteva ancora essere provato, spiega lo storico Matteo Luigi Napolitano, autore de “Il Secolo di Pio XII”. «Tutto questo emerge dalle carte ma non per questo furono mai accusati di silenzio di fronte alle camere a gas, come, invece, accadde per Pacelli nel dopoguerra», spiega lo storico nel volume dove di fatto spazza via la “leggenda nera” dei silenzi avuti dal Pontefice sul dramma della Shoah.



IL CARDINALE CHE SALVÒ GLI EBREI E QUELLO CHE NON FECE NULLA: I CASI STEPINAC E VOJTASSAK

Altro falso storico che gli archivi mostrano con chiarezza è che non vi fu mai per nessun motivo una “trattativa” segreta tra Papa Pio XII e il Führer Adolf Hitler: nelle minute contenute negli archivi viene definito un «fallimento di successo» la visita del ministro degli esteri nazista von Rippentrop in Vaticano. Non solo, dalle carte si scopre il ruolo centrale che svolse il vescovo Stepinac in Croazia: secondo gli archivi, il prelato fu uno dei principali contatti tra il Gran Rabbinato croato e la Santa Sede per salvare migliaia di vite umane.



Come sempre dall’alba dei tempi, anche nella Chiesa purtroppo persistono nella gran maggioranza di personalità sante, anche qualche elemento controverso e potenzialmente dannoso: la vicenda del vescovo slovacco Jan Vojtassak è tornato sotto i riflettori dopo la riapertura degli archivi di Papa Pio XII. Morto negli anni sessanta e perseguitato dal comunismo sovietico, è ancora aperta la causa di beatificazione aperta nel 2003 proprio per alcuni dubbi emersi in questi ultimi anni: Vojtassak pare non provò ad opporsi alla decisione del Consiglio di Stato – di cui faceva parte – nella deportazione ad Auschwitz di migliaia di ebrei. Il documento ritrovato negli archivi conferma che le presunte responsabilità nel 1942 del vescovo slovacco: «Mi e stato riferito che, durante la seduta, in cui venne discussa la deportazione degli ebrei, Vojtassak, invece di insorgere contro l’inumano progetto, avrebbe tenuto un atteggiamento passivo. In seguito, parlando con un altro vescovo, avrebbe lasciato capire che, secondo la sua opinione, sarebbe stato meglio che l’autorita ecclesiastica rimanesse al di fuori, che non creasse ostacoli al Governo, che gli ebrei sono i peggiori nemici della Slovacchia», si legge nell’appunto di mons. Domenico Tardini, all’epoca figura chiave in Vaticano, consegnato a Papa Pacelli.